«Basta con i contratti nazionali sostituiamoli con quelli aziendali»

La posizione di Federmeccanica, che guarda alla possibilità di contratti aziendali che possano anche sostituire il contratto collettivo, potrebbe andare oltre il settore dei metalmeccanici ed essere recepita nel contesto più ampio dell’accordo del 2009 sulla riforma del modello contrattuale. Lo indica, come una possibilità da considerare, la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. Da Federmeccanica, sotto la spinta degli accordi separati tra Fiat e sindacati, per Marcegaglia è infatti arrivata una «proposta immediata e tempestiva di modernizzazione». Un compromesso, in pratica, che consentirebbe alla Fiat di riportare in Confindustria le newco di Pomigliano d’Arco e Mirafiori. A questo punto la disciplina specifica per l’auto, sulla quale torneranno a discutere imprese e sindacati da lunedì, potrebbe essere superflua.
«Devo precisare - spiega Roberto Santarelli, direttore generale di Federmeccanica, al termine del comitato direttivo di ieri - che il tavolo per l’auto del 24 gennaio è un’altra cosa. L’incontro di lunedì, come già concordato con i sindacati, verterà sulla flessibilità e gli orari di lavoro. Nell’occasione vedremo con tranquillità i livelli di convergenza con i sindacati. Quanto discusso dal comitato direttivo va in direzione di un sistema che deve essere reso il meno barocco possibile, e dotato di regole precise, poche, condivise ed esigibili». Santarelli ha quindi aggiunto che, sulla possibilità che «il contratto aziendale sia sostitutivo di quello nazionale», sarà necessario avere regole «certe sulla rappresentanza». «Sostanzialmente - ha aggiunto - si è di fronte a un perfezionamento del sistema di derogabilità. Siamo i primi a dire che vogliamo flessibilizzare il sistema, ma flessibilizzare non significa che si cancella il contratto nazionale perché, questo, è uno strumento che ancora serve alle migliaia di aziende che Federmeccanica rappresenta (12mila, ndr). Dopo di che noi dobbiamo dare maggiore flessibilità, ogni azienda deve sentirsi libera di comportarsi secondo le proprie esigenze. Ovviamente in un sistema di relazioni ordinato».
La soluzione prospettata trova, declinata in maniera diversa, l’opposizione dei sindacati. A partire dal no, tranchant, della Cgil: «Federmeccanica sbaglia per la quarta volta: dopo il contratto separato, dopo le deroghe, dopo l’idea di inventarsi un nuovo contratto», taglia corto il leader Susanna Camusso. Freddo anche il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. «Abbiamo un contratto nazionale che vale ancora due anni. Nessuno metta il carro davanti ai buoi», avverte, ritenendo quella di Federmeccanica un’accelerazione indebita. La Uilm, da parte sua, non condivide l’ipotesi della Federmeccanica di rendere «alternativi» il contratto nazionale e aziendale e ribadisce che così come previsto dall’accordo interconfederale del 2009 i livelli contrattuali devono restare due, nazionale e aziendale.
Il governo, anche in questo caso, tiene ferma la sua posizione neutrale.

«È materia delle parti», premette il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, prima di sottolineare che «il contratto aziendale è equiordinato a quello nazionale ma è più prossimo alle parti». Il contratto nazionale, prosegue il ministro, «non sparisce, ma è cedevole rispetto al contratto aziendale».

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