«Basta con l’alibi dell’incostituzionalità»

Napolitano ha tutti gli strumenti per decidere. E non credo che questo testo sia da buttare

da Milano

La confusione dei ruoli e dei piani non gli è mai piaciuta: «In Italia oggi c’è la moda di contestare le leggi sgradite sostenendo che sono incostituzionali. Questo non va bene». Dunque, Giuliano Pisapia, storico avvocato del gruppo De Benedetti nei processi contro il Cavaliere ed ex deputato indipendente di Rifondazione, prova a rimettere i puntini sulle i: «Il lodo Alfano può essere criticabile, e io lo critico, ma questo non significa che debba essere mandato al macero perché andrebbe contro la nostra Carta fondamentale. Politicamente non condivido questa norma, soprattutto per il metodo, spiccio e sbrigativo, utilizzato in Parlamento per discutere un argomento così delicato. Ma come tecnico del diritto il mio giudizio non è negativo».
A sinistra ci sono forti pressioni sul Quirinale. Il presidente deve firmare la norma?
«Napolitano ha tutti gli strumenti per decidere. Ma non dimentichiamo che il capo dello Stato deve fermarsi solo se il testo in questione è manifestamente incostituzionale. Del resto, sono numerose le leggi promulgate dal Quirinale che poi sono state bocciate dalla Consulta perché incostituzionali».
Insomma, ciascuno deve fare il suo mestiere?
«Sì, non pretendiamo che il Quirinale svolga il compito assegnato alla Consulta».
Fu lei a suo tempo a contestare in aula a Milano il Lodo Schifani. Oggi il governo ci riprova col Lodo Alfano. Si tornerà davanti alla Consulta?
«Tutto può essere. Ma devo dire che il governo ha recepito la lezione della Corte costituzionale. I punti critici sono stati corretti».
Come?
«Allora la Corte spiegò chiaramente i limiti di una norma che scricchiolava. Per esempio: l’immunità non era rinunciabile, nemmeno in presenza di prove decisive per dimostrare l’innocenza dell’imputato; inoltre la parte offesa non poteva chiedere i danni nemmeno in sede civile e nello stesso tempo lo scudo poteva essere riproposto all’infinito. Infine non si potevano assumere nemmeno prove importanti destinate a svanire nel tempo. Erano lacune gravi che io stesso sollevai davanti alla Consulta».
Oggi?
«Oggi i quattro punti elencati sono stati cambiati».
In modo soddisfacente?
«La norma tiene conto dei rilievi della Consulta. La parte civile può chiedere il risarcimento».
L’imputato può rinunciare al Lodo?
«Certo. E lo scudo non può essere reiterato. Infine, le prove a rischio possono essere raccolte in qualsiasi momento».
Lei resta critico?
«Per me il Lodo è pur sempre il male minore, ma si sono fatti passi in avanti rispetto a quattro anni fa».
Autorevoli giuristi dicono che la norma dovrebbe essere approvata con legge costituzionale e non ordinaria.
«Ci sono pareri discordi, dunque ci può stare un’interpretazione e l’altra».
Lei come vede il problema?
«Io ho riletto con attenzione la sentenza della Consulta che affondò il Lodo Schifani e mi sono fatto un’idea precisa».
Quale?
«Per me la Corte, anche se non lo spiega in maniera esplicita, ritiene che basti una legge ordinaria per intervenire sul tema».
Ma il Lodo Alfano non violerebbe l’articolo 3 della Costituzione?
«Penso di no. La Corte spiega che il principio di uguaglianza davanti alla legge non significa appiattimento».
In pratica?
«Ci sono situazioni diverse. Le più alte cariche dello Stato hanno diritti e doveri diversi rispetto ai comuni cittadini. Quindi si possono adottare soluzioni diverse per tutelare allo stesso modo gli uni e gli altri».
Senza tradire l’articolo 3?
«No. Anzi, la Consulta dice che il “sereno svolgimento delle funzioni che ineriscono alle più alte cariche dello Stato è un interesse apprezzabile”. E aggiunge che “questo interesse può essere tutelato in armonia con i principi dello Stato di diritto”».


Si tratta di bilanciare il ruolo delle più alte cariche con il principio di uguaglianza?
«Esatto. Si tratta di essere ragionevoli. E la ragionevolezza può essere espressa con una legge ordinaria. Mi pare, e lo dico da avversario di questa norma, che il Lodo Alfano rispetti queste esigenze».

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