«Basta morti per colpa di sprovveduti»

Un’altra tragedia e Bertolaso perde la pazienza: «Sono stufo che i nostri soccorritori perdano la vita per colpa degli sprovveduti che non tengono conto degli allarmi e degli appelli delle istituzioni. Basta morire per gli errori di altri». Lo sfogo del capo della Protezione civile ha un motivo preciso: se i due turisti friulani avessero dato ascolto ai bollettini meteorologici che parlavano di un rischio massimo di valanghe in Trentino, avrebbero avuto salva la vita e soprattutto non avrebbero costretto i quattro soccorritori ad andare a cercarli, trovando la morte.
«Le vittime - ha aggiunto Bertolaso - potevano essere evitate. C’è gente che non ascolta gli appelli che arrivano dalle istituzioni; i rischi erano stati indicati ma la gente va a fare le escursioni come se nulla fosse». Parole condivise dal ministro Calderoli: «Per gli irresponsabili c’è poco bastone e troppa carota. Serve lo stesso rigore utilizzato nei confronti di chi guida sotto l’effetto di alcol e droghe, mettendo a rischio la vita degli altri». Questa volta è toccato al Club alpino italiano ripetere, tra la rabbia e la frustrazione, che davanti a certi comportamenti dei cittadini c’è poco da fare: «Quando c’è un allarme, purtroppo noi dobbiamo intervenire anche se le condizioni sono proibitive e i rischi massimi. Ed è quello che è accaduto, nonostante il rischio di valanghe fosse al livello più alto e soprattutto fosse stato indicato nei bollettini fin dalla mattina». Così hanno perso la vita i quattro soccorritori, quattro «eroi di tutti i giorni», Diego Perathoner, di 42 anni, Ervin Ritz di 32, Luca Prinot (43) e Alessandro Dantone di 39 anni. Erano tutti della Val di Fassa. I due turisti deceduti erano arrivati da Udine per una breve vacanza. Si tratta di Fabio Baron, 30 anni, di Udine e Diego Andreatta, 31 anni, nato a Palmanova: gli amici li definiscono esperti di montagna e prudenti. Feriti altri due soccorritori, Roberto Platter e Sergio Valentini. Entrambi in ospedale dall’altra notte per ipotermia, ieri erano in discrete condizioni fisiche, ma molto provati psicologicamente. A rimanere indenne, tra i sette soccorritori, è stato solo Martin Riz, che ha allertato gli ulteriori soccorsi e ieri, provato dalla tragedia ha detto: «Sono stato fortunato. Non so se farò altri soccorsi. Ho una famiglia a cui badare». Le quattro vittime erano tutte del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico del Trentino, operatori tecnici tutti preparati e formati per intervenire con competenza e in sicurezza in ambiente impervio.
Ma questa volta i quattro non ce l’hanno fatta. Uno, Diego Perathoner, figlio dell’ex presidente Super Ski Dolomiti, era l’ideatore e organizzatore della Sellaronda Ski Marathon e della Dolomites Skyrace. Si doveva sposare a primavera ed era una delle persone più attive nella Val di Fassa, dove aveva lavorato a lungo per le Nazionali italiane di sci alpino. Ervin Riz, di Canazei, era una promessa dell’alpinismo trentino. Conosceva bene la val Lasties, visto che il fratello gestisce il rifugio più alto di quella valle. Alessandro Dantone, fin da giovanissimo nel soccorso alpino, era una guida e lavorava per il servizio Strade della Provincia autonoma. Sposato, lascia due figli. L’ultima vittima, Luca Prinot, era sposato e padre di un bimbo: faceva la guida alpina e il maestro di sci.

Così li ha ricordati il governatore trentino Lorenzo Dellai (che ha ricevuto anche il cordoglio del presidente Napolitano): «Quel che è successo ricorda prepotentemente a noi tutti che ogni giorno uomini e donne del nostro Trentino rischiano la vita per il prossimo». I funerali domani a Canazei, la base da cui erano partiti i soccorritori.

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