«Basta pale». Tutto il mondo contro l’eolico

Non le vogliono di ambientalisti. E non le vogliono i contadini. Eppure sono una fonte di energia pulita. Ma l’invasione di pale eoliche in arrivo nelle campagne inglesi ha scatenato una guerra in Gran Bretagna. E non solo: ha innescato un allarme dall’Europa agli Stati Uniti, passando per l’Italia. Il governo di Sua maestà ha presentato un progetto per ridurre le emissioni inquinanti con l’impegno di rendere più snelle le procedure per il via libera ai parchi con i moderni mulini a vento. Ma non solo: l’esecutivo britannico ha reso noti anche i siti dove nei prossimi anni, forse già entro il 2016, sorgeranno le cosiddette «eco-town», i centri abitati di nuova costruzione a impatto ambientale zero. Il risultato? Il governo inglese non ha partorito un successo. Anzi, al contrario, ha acceso una miccia e la detonazione è arrivata. Nelle campagne britanniche è subito esplosa la rivolta. E la loro battaglia ha già un nome in codice: Nimby («not in my back yard»). «Non nel mio giardino», tuonano gli agricoltori. E in Italia suonerebbe: «Padroni in casa nostra». Ma la «bomba» eolica rapidamente ha travalicato la Manica. Sono tornati alla carica i paladini del paesaggio, che hanno subito denunciato che nel libro delle fonti di energia, la bilancia dell’eolico pende più sugli svantaggi che sui vantaggi.
Dopotutto l’ingegneria del vento ha le sue regole: una turbina funziona a gonfie vele con un vento di circa 8 metri al secondo e occorre salire in alto, fino ad almeno 60 metri, per averlo abbastanza costante. In sostanza, più si va in verticale, meglio è. Ma è chiaro che una foresta di torri alta come un grattacielo di trenta piani è inguardabile. E un territorio devastato da giganteschi piloni piantati nella pancia delle colline inglesi, o italiane, o spagnole è una calamita naturale per le proteste degli ambientalisti.
Nel libro nero dell’eolico il capitolo del costo e dei benefici è cristallino: l’eolico non è competitivo con le altre fonti. Primo perché, come il sole, anche il vento non è mai uguale da zona a zona, né di giorno in giorno. Secondo perché un ventolone produce 5 megawatt e facendo i conti ce ne vorrebbero 200 per eguagliare la potenza di una centrale tradizionale. Bocciati anche gli impianti cosiddetti offshore, quelli in mezzo al mare, perché, anche se posizionati a grande distanza dalle coste, sono comunque una rovina per il paesaggio.
Su questo fronte negli Stati Uniti si sta combattendo una feroce battaglia: niente moderni mulini a vento dal New England a Cape Cod, niente torri e pale davanti alla baia di Nantucket e a Martha’s Vineyard, oasi di vacanza dei vip della politica a stelle e strisce - dai Kennedy ai Clinton - degli uomini d’affari, dei ricchi rampanti e degli intellettuali. L’America chic e glamour ha aperto un fuoco di sbarramento contro la produzione di energia pulita che inquini il paesaggio. Eppure furono proprio i Kennedy e i Clinton i primi a tuonare contro l’ex presidente George W. Bush, quando non firmò il protocollo di Kyoto, accusandolo di voler soffocare il pianeta con i gas serra. Ma di fronte ai giganti dalle braccia rotanti, che deturperebbero la costa atlantica, l’opposizione è forte e dura.
Dagli States all’Europa il fronte anti eolico si allarga. La Germania è il primo produttore europeo di energia dal vento, eppure non mancano le voci contrarie. In Baviera è nata l’associazione «Gegenwind für Mensch und Natur» con l’obiettivo di chiedere al governo regionale di rinunciare «al folle disegno di ricoprire l’intera superficie del Land con i mulini a vento». E sempre in Germania, un rapporto dell’E.On tedesca - la principale installatrice di parchi eolici - ha già puntualizzato che servirebbero 24mila pale per sperare di chiudere un impianto di produzione di energia convenzionale. Più dura la posizione della Federazione francese dell’ambiente sostenibile che, in uno studio dello scorso anno, ha denunciato che «l’eolico è un colossale inganno economico e ambientale».

Sempre Oltralpe contro le pale hanno espresso critiche anche i vertici del Centro delle energie rinnovabili: «Se non si riducono i consumi d’energia, l’eolico non serve a nulla». E in Italia? Continua lo scontro a distanza fra Legambiente, che si schiera a favore, e l’associazione Italia Nostra, che da anni si batte contro l’eolico.

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