Basta con la presunzione di colpevolezza di noi lavoratori autonomi

Sono un lavoratore autonomo (ingegnere) che non evade, perché la totalità delle mie fatture è rivolta a clienti costituiti solo da enti pubblici e da medie aziende private.
Inoltre ho scoperto di far parte dello 0.14 per cento di contribuenti «ricchi», eppure riesco a condurre una vita non più che dignitosa: non ho barche ma una casa, uno studio e un’auto, non sono dedito al gioco, non ho amanti e non riesco a risparmiare un granché. Il perché è presto detto: per poter svolgere bene la mia professione sopporto molte spese e, soprattutto, pago molte tasse, imposte e tributi vari. Nei giornali di questi giorni si dice che tutti i lavoratori autonomi sono evasori: questa presunzione generalizzata di colpevolezza è insopportabile ed è foriera del solito film: altre tasse. Non ho studiato fino a 27 anni e non lavoro 14 ore al giorno per guadagnare meno di un signore con licenza di terza media che lavora per 6 ore ed ha ferie pagate, indennità di malattia eccetera. E lo dico, sia ben chiaro, con gran rispetto per quest’ultimo.

L’anagrafe tributaria si accomodi pure, tanto non ho nulla da nascondere ma vada da tutti, a cominciare dai grandi capitalisti ed anche dai troppi dipendenti che vivono ben al di sopra di quanto consentirebbe il reddito che dichiarano.

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