«Basta sfascismi, rimbocchiamoci le maniche»

Casini mette in riga imprenditori e politici: «Troppi dibattiti sterili. Il Paese è a rischio, ci vuole più responsabilità e meno pessimismo»

«Basta sfascismi, rimbocchiamoci le maniche»
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da Roma

Basta con «il pessimismo e lo sfascismo». Ora è il momento di «rimboccarsi le maniche». Il presidente della Camera, Pierferdinando Casini, interviene nel dibattito sulla difficile situazione economica del Paese e si schiera dalla parte degli imprenditori quando dicono che il sistema produttivo deve recuperare competitività.
Casini osserva come non serva all’Italia «la professione rituale del pessimismo e dello sfascismo. Sappiamo che diverse cose vanno male ma sarà ora che più che denunciarle ci si rimbocchino le maniche». Il presidente della Camera ricorda una recente intervista del vicepresidente di Confindustria, Andrea Pininfarina, nella quale veniva posto l’accento su un ritardo della politica e dell’industria sulle difficoltà del Paese. «Questo - ammette Casini - è il modo corretto di rapportarsi tra imprenditori e operatori, perché non serve un rimpallo di responsabilità ma un’analisi seria e un lavoro costruttivo per superare insieme le difficoltà». Il presidente della Camera non si sottrae alle critiche. Anzi ammette le responsabilità della politica. La dimensione della concretezza - sottolinea - rappresenta un bene prezioso. E lo è, a maggior ragione, di questi tempi in cui essa sembra sfuggire soprattutto alla politica: un paradosso per un’attività che, per sua natura, dovrebbe alimentarsi e realizzarsi nel confronto quotidiano con i problemi reali». Insomma, prosegue, «è un paradosso che continua a riproporsi con preoccupante frequenza e che è tanto più stridente quanto più urgenti e pressanti sono le domande che salgono da cittadini e imprese».
Casini invita tutti a non fare come gli struzzi. Di fronte ai dati economici negativi che arrivano dalle istituzioni nazionali e internazionali, spiega, «chi preferisce girare la testa dall’altra parte, oggi dorme sonni più tranquilli ma è destinato a svegliarsi assai bruscamente domani». E qui, Casini torna a parlare lo stesso linguaggio degli imprenditori. «Occorre - dice - passare da una strategia difensiva, basata solo sul ripristino della competitività dei costi, a una strategia di attacco, fondata sulla qualità e sull’innovazione e sorretta da un sistema di servizi in grado di promuovere il radicamento delle nostre imprese sui mercati di sbocco». Infine, Casini è convinto che una strategia complessiva non possa prescindere da una «forte sinergia tra pubblico e privato».

Vale a dire, «affermare un’idea di politica industriale che non si esaurisca nel sostegno all’export ma che sappia cogliere i vantaggi di una catena del valore solida e integrata». Insomma, «una politica industriale che sappia fare sistema».

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