«Basta, voglio andare a scuola»

C’ha messo un po’ a sciogliersi, ma alla fine dopo aver familiarizzato con i poliziotti l’ha detto chiaramente: «Non voglio più stare con la mamma, voglia andare a scuola, studiare e giocare con i miei coetanei». Questo il commovente sfogo di una bimba di otto anni, figlia di una romena tossicodipendente, abbandonata a se stesa quando la madre cercava soldi, lasciamo immaginare come, per comprarsi la droga.
La piccola è comparsa l’altro pomeriggio verso le 18 in una rosticceria di via Panfilo Castaldi. Se n’è stata in un angolo una mezz’oretta poi si è rivolta alla titolare, Dorina, 41 anni: «Ho fame, ho sete». E Dorina le ha preparato due toast superfarciti e allungato un bicchierone di the freddo. Quindi ha chiamato il 113. Appena arrivati gli agenti si sono trovati di fronte a uno scricciolino alto così, si sono messi a giocare e scherzare. Dopo un po’ è arrivato «in rinforzo» un altro equipaggio con un’agente, una donna in queste cose ci sa fare meglio.
Così viene fuori una storia tristissima, fatta di vagoni ferroviari e altri rifugi di fortuna dove passava la notte insieme alla madre di 41 anni. Un’oretta prima era ai giardini di porta Venezia, dove lei si stava intrattenendo con alcuni uomini. Insieme ai quali se n’è poi allontanta, affidando la bimba all’altro figlio, 24 anni appena uscito di galera, che l’ha subito abbandonata al suo destino. Insieme alla piccola sono tornati al parco rintracciando fratello e madre. Condendo la storia con altri particolari di disagio e disperazione, la vita in Romania, il trasferimento in Italia, gli espedienti per campare che hanno portato in galera il ragazzo e a una condotta «disinvolta» la donna. Il ragazzo è stato esplicito: «Meglio non viva con la mamma».

Speranza confermata anche dalla bimba: «Non voglio più stare con lei, voglio andare a scuola, voglio giocare». Così gli agenti dopo aver denunciato la donna per abbandono di minori hanno portato la piccola in ospedale per una bella visita generale e informato il magistrato per affidarla poi a una comunità.

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