Altro che fame di cultura... in questo caso si tratta di astinenza. A Montù Beccaria, paese che conta 1.683 anime in provincia di Pavia, non cè un teatro comunale, o meglio esiste un teatro, di proprietà di un privato, chiuso da circa 30 anni.
Lattuale sindaco, Amedeo Quaroni, vorrebbe cercare di recuperarlo per restituirlo, almeno parzialmente alla città. Il teatro Dardano di piazza XXV aprile, ha alle spalle una storia di tutto rispetto: ledificio, progettato dallarchitetto Rovati, risale allinizio del Novecento; venne inaugurato il 2 aprile 1902 con il «Don Pasquale», opera lirica di Donizetti. Fino a circa 35 anni il teatro era agibile e adibito a cinema. Per poterlo rendere riutilizzabile sarebbero necessari lavori di ristrutturazione, di messa in sicurezza e messa a norma di tutti gli impianti, opere che ammonterebbero a circa 500mila euro. Il Comune, prima ancora di mettere mano al portafogli, avrebbe bisogno di stringere una concessione con il proprietario.
«Abbiamo incontrato più volte Paolo Dardano - spiega il primo cittadino Amedeo Quaroni - che non è intenzionato a vendere. Una possibilità, cui abbiamo pensato, potrebbe essere quella di stipulare una convenzione con il proprietario, per almeno 30 anni, che ci consentirebbe di ristrutturare la sala e di restituirla alla città, invece che pagare il canone di locazione. Cè un grande bisogno di teatri e spazi pubblici qui da noi - continua il sindaco -, dal momento che non esiste un teatro nemmeno nei comuni confinanti. Non solo. Anche la scuola, che raccoglie 250 bimbi, che provengono anche dai comuni di San Damiano al Colle, Bosnasco, e Zenevredo, ne avrebbe bisogno in quanto manca addirittura una sala comune. Le rappresentazioni vengono fatte nei corridoi».
Il preventivo per la ristrutturazione si aggirerebbe, secondo un preventivo fatto dalla precedente amministrazione, intorno ai 500mila euro, somma che il Comune non ha. Prendendo in gestione il teatro, invece, si potrebbe attingere ai finanziamenti pubblici. Paolo Dardano, proprietario del teatro che porta il suo nome, si dichiara disponibile a collaborare con la pubblica amministrazione: «Anche perché si tratta di un teatro di famiglia, che porta il mio nome e che vorrei fosse di qualche utilità alla città, oltre al fatto che lo abbiamo mantenuto e conservato per un secolo investendo soldi di famiglia. Ci tengo a precisare, però - specifica Dardano - che dal sindaco non mi è arrivata nessuna proposta. Sei anni fa rifiutai di vendere il teatro, quando la precedente amministrazione me lo chiese. La proposta che mi venne fatta non era assolutamente seria».
Insomma al momento non esiste ancora nessuno accordo, mentre i finanziamenti pubblici ci sarebbero: due infatti sono i bandi regionali che stanziano finanziamenti, uno per gli edifici culturali in senso lato e laltro solo per i teatri. Il finanziamento a tasso zero, da restituire dopo 10 anni, è accessibile per i teatri pubblici o a gestione pubblica, di tutti i comuni della regione, preferibilmente per edifici che abbiano un valore storico artistico e una valida programmazione.
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