Battiato chic Show tra i vini in cantina

Dopo aver cantato nelle cattedrali e nei parchi archeologici, Franco Battiato fa un passo oltre e porta la musica d’autore in una cantina sociale. Accade a Locorotondo, fascinoso borgo pugliese, che domani sera ospita il cantautore siciliano proprio nello stabilimento vinicolo. Un imponente ed elegante complesso in pietra bianca, una specie di grande masseria, in cui nel 1930 un gruppo di contadini decise di costituire la prima cooperativa del settore in Puglia. E dove, da allora, si produce uno tra i più diffusi vini locali.
Scenario magico, tra botti e vino bianco, pietra bianca e profumo di terra. Ideale per le melodie di Battiato, che sta portando in giro per l’Italia i brani del nuovo album Il vuoto, a cui fa seguito il consueto percorso antologico che tocca i capisaldi della sua originalissima e trasversale carriera.
È, quello di domani, l’appuntamento principale di un festival che non a caso si chiama Locus. Come luoghi, dato che la rassegna è itinerante, tra piazze e posti caratteristici della città. Ma soprattutto come Locus Rotundus, perché questo paesino di 13mila abitanti incastonato su una collina al centro della Valle d’Itria costellata di trulli che emergono dai vigneti è - letteralmente - un «luogo rotondo», un borgo antico circolare imbiancato con calce viva.
Ancorché giovane, il Locus Festival (www.locusfestival.it) si sta affermando come uno degli appuntamenti più interessanti dell’estate musicale meridionale. Per originalità della formula e qualità dei protagonisti. In quest’edizione, da Paolo Fresu a Stefano Bollani, che chiuderà la rassegna alla vigilia di Ferragosto. Tutti nelle piazze del centro storico, dove si radunano migliaia di persone tra cui turisti anche stranieri che accorrono dalle località balneari.
«Nella prima edizione avevano suonato Giovanni Allevi e i Negramaro. L’anno scorso Capossela.

A parte Battiato, quest’anno abbiamo voluto puntare sul jazz italiano di qualità», spiega Ninni Laterza, vent’anni su e giù a organizzare concerti («Nel 1990 portai Ligabue, eravamo in 300»), oggi direttore artistico del festival con la collaborazione di Bass Culture.

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