Battiato e Fresu promuovono Segreto

Il pianista e cantautore siciliano pubblica il suo secondo cd «Ampia»

da Roma

Voleva fare il pianista di jazz, Ivan Segreto. Affidare il suo istinto soltanto alla tastiera, forse per seguire le orme dei grandi maestri e dare seguito ai suoi studi al conservatorio di Palermo, forse per nascondere dietro quel grande schermo di legno nero lucido la sua timidezza, forse per allontanare da sé l’uso dello strumento-voce, così intimo e complesso. Fortunatamente, però, quel pudore è stato superato e oggi Segreto, 32 anni da Sciacca, figlio del profondo Sud siciliano, è una delle realtà più belle della musica italiana, un talento capace di muoversi sul territorio del jazz. Ma anche di intercettare il pubblico degli aficionados del pop con il suo cross-over di stili e di influenze, con le sue melodie opulente e mai scontate e con l’appoggio di una multinazionale come la Sony-Bmg che su di lui ha deciso di scommettere forte, sporgendosi dal cornicione della qualità.
L’ambizione discografica è, probabilmente, quella di ripetere il successo ottenuto nel campo «jazzy» da due artisti pure molto diversi da lui come Sergio Cammariere e Mario Biondi. Un’impresa complessa ma tutt’altro che impossibile alla luce anche del magnetismo, a volte intimo, a volte festoso, che Ivan Segreto riesce a sprigionare dal vivo. Dopo Porta Vagnu (una delle cinque porte d’accesso alla città di Sciacca) e Fidate correnti ora l’avventura dell’artista siciliano riparte da Ampia, il nuovo lavoro che dalla fine di questa settimana sarà nei negozi. Un disco nel quale l’artista chiede e trova la collaborazione di Franco Battiato (che mette in piedi con il suo conterraneo uno splendido duetto), Paolo Fresu e Giovanni Sollima, grandi artisti che rappresentano mondi musicali diversi che Ampia vorrebbe virtualmente avvicinare. «Il segreto di Ivan è racchiuso in uno scrigno pieno di preziose melodie, di raffinate voci mediterranee e di suoni ricercati, unito a un amore smisurato per la musica» dice di lui Paolo Fresu. Franco Battiato - suo estimatore della prima ora tanto da averlo invitato ad aprire tre concerti della sua nuova tournée, così come accadrà anche per il concerto romano del 25 luglio di Wynton Marsalis - per lui scomoda paragoni letterari: «Ivan Segreto poteva essere un libro di Paul Brunton».
Ma non sono certo solo le credenziali cristalline e le frequentazioni altolocate, a fare di Ivan Segreto un talento su cui puntare. Dietro ci sono anni di studio e una curiosità creativa che si nutre di ascolto e sperimentazione. «È un disco diverso dagli altri, più denso forse, sul quale la Sony mi ha dato carta bianca» racconta Ivan. L’artista di Sciacca non ha rimpianti neppure per la sua partecipazione sanremese. «Mi sentivo un po’ un alieno. Era tutto trito e ritrito, io ho bisogno di stimoli. Non rinnego quel canale ma non fa per me». Se il nuovo disco si muove lungo architetture musicali complesse, Ampia esprime anche un’attenzione per l’uso della voce sempre maggiore. «Il mio modo di cantare è istintivo, esprime gli echi di un rito strumentale ma con il tempo sto diventando più cantante e meno cantastorie.

La musica è fatta di dettagli, e anche dal vivo, anche se costa molto in termini di fatica, mi piace reinventare ciò che ho scritto in studio, non solo al piano che suono da quando avevo nove anni, ma anche alla voce, con la quale ho un rapporto più complesso».

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