Pamela DellOrto
Alla Scala debuttò nella versione ottocentesca con Rudolf Nurejev nel 1965 e tornò più volte negli anni Novanta con la coreografia «moderna» di Natalia Makarova. Ora La Bayadère - storico balletto orientaleggiante di Petipa, nato a San Pietroburgo nel 1877 su musiche di Ludwig Minkus - fa il suo grande ritorno al Piermarini (da domani al 26 maggio) in una versione se si vuole più contemporanea ma solo nell'interpretazione e nella disposizione delle scene, perché l'impianto e la storia restano sempre gli stessi. Come spiega la Makarova, ex étoile e autrice della coreografia, «i temi sono eterni: amore e gelosia, temi shakespeariani. È l'interpretazione che è cambiata: più realistica, meno enfatizzata. E poi, rispetto a quando la ballavo io a Mosca è cambiata la tecnica, che va al passo coi tempi. Solo le gambe delle ballerine, ad esempio, si sono allungate e non posso vietare loro di alzarle».
Per rendersi conto di quanto siano cambiati i tempi anche solo negli ultimi 30 anni, basta dare un'occhiata alla russa Svetlana Zakharova, o alle italiane Marta Romagna e Francesca Podini - che si alterneranno sul palco della Scala nei panni della gran baiadera Nikiya -: superano tutte il metro e settanta di altezza, due spanne in più della Makarova (pur sempre bellissima). Accanto a loro sul palcoscenico - nel ruolo del nobile guerriero Solor innamorato e legato da un giuramento d'amore alla bellissima Nikiya che poi tradirà - danzerà Roberto Bolle, che si darà il cambio con Massimo Garon, Massimo Murru e il giovanissimo russo Leonid Sarafanov. Mentre nei panni della terza protagonista del dramma - la splendida principessa Gamzatti, figlia del rajha, promessa sposa di Solor - si alterneranno Marta Romagna, la francese Isabelle Brusson, Beatrice Carbone e Sabrina Brazzo. Per molti di loro è la prima volta ne «La Bayadère».
Il corpo di ballo conterà circa 75 elementi: tanti, ma non se si considera il tenore del balletto. Lontano dalle favole tradizionali La Bayadère è legata al poema indiano «Sakuntala» di Kalidasa. Fu questo dramma d'amore, di gelosie e di intrighi ambientato in un'India leggendaria a ispirare il grande Petipa, che intuì il fascino esercitato dai paesi esotici sull'Occidente. Suggestioni che animeranno anche questa nuova versione scaligera di Natalia Makarova, diretta da David Coleman. È una versione più breve e concisa del '99, anno dell'ultima rappresentazione al Piemarini, sempre con la coreografia della Makarova.
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