Bayrou ha quasi raggiunto la Royal che rischia di uscire al primo turno

L’esperto di sondaggi del Ps: «Non più sicuro il passaggio di Ségolène al ballottaggio» E domenica Chirac annuncerà il suo ritiro

Ha osato dire apertamente quel che a sinistra si sussurra soltanto: «Ségolène rischia di uscire al primo turno». Gérard Le Gall non è un militante qualunque, ma è il «Mister sondaggi» della Royal; uno che di rimonte se ne intende. Cinque anni fa era stato l’unico, nel Partito socialista, a pronosticare il sorpasso di Jean-Marie Le Pen ai danni di Lionel Jospin. Allora nessuno lo prese sul serio, oggi il suo monito suscita ansia nella gauche. «La situazione politica è scivolosa come una pista di pattinaggio. Tutti possono cadere, compreso Sarkozy» ha ammesso mercoledì mattina durante una riunione riservata, i cui contenuti sono stati rivelati da Le Monde. «Ma Bayrou cresce grazie a un fenomeno di vasi comunicanti tra il suo elettorato e quello della Royal. Dunque a questo punto la qualificazione di Ségolène al ballottagio non può più essere considerata sicura».
Una profezia che dopo appena 24 ore ha trovato conferma. Ieri mattina sono state pubblicati tre sondaggi. Quello condotto per Le Parisien dà i tre candidati quasi alla pari: Sarko al 26%, Ségo al 25%, Bayrou al 24%. Un altro dà il leader del centrodestra oltre il 30%, la socialista al 24% e il candidato centrista al 21%, dunque staccato di solo tre punti. Un terzo, infine, lo dà indietro di otto punti.
Il più attendibile sembra essere il secondo: Sarkozy sa di poter contare su uno zoccolo duro al primo turno e dunque, salvo clamorosi infortuni, dovrebbe farcela; ma Ségolène sembra aver già esaurito la rimonta iniziata una decina di giorni fa e questa settimana ha ripreso a scendere, mentre Bayrou continua tranquillamente a salire. Un trend che pare consolidarsi. Quei tre punti di distacco possono azzerarsi nell’arco di poche settimane.
Ago della bilancia può diventare, paradossalmente, Jacques Chirac che domenica sera annuncerà in tv il suo addio all’Eliseo, peraltro scontato dopo le anticipazioni dello scorso febbraio. Ma il presidente uscente non ama Sarkozy; fino a oggi non ha speso una sola parola in suo favore e l’opinione pubblica si chiede se romperà gli indugi durante il suo discorso di congedo. Se non lo facesse o se il suo sostegno risultasse poco convincente, diventerebbero credibili le voci di una manovra ordita dallo stesso Chirac per impedire la vittoria di «Sarko». C’è, nel suo clan, chi dice: chiunque fuorché lui. E tra Bayrou e Ségolène i gollisti fedeli al capo dello Stato non hanno dubbi: è il primo ad avere più chance di farcela.
Se davvero riuscirà ad arrivare al ballottaggio, il leader dell’Udf diventerebbe automaticamente il favorito: Sarkozy è molto amato dagli elettori di centrodestra, che però non superano il 40-45%, mentre è molto temuto da quelli di sinistra, che dunque si mobiliterebbero per sbarrargli la strada. Un voto «contro» che varrebbe, specularmente, anche nell’eventualità di un duello Bayrou-Royal.
Di certo anche gli strateghi di Sarkozy sono preoccupati e cercano di cautelarsi, arruolando leader moderati. L’ex premier Jean-Pierre Raffarin, un democristiano di provincia, si era già pronunciato per il candidato dell’Ump, il partito unico del centro-destra.

Ieri ha creato sensazione l’annuncio che Simone Veil, ex ministro centrista, sopravvissuta alla Shoah e apprezzata per le sue battaglie in favore delle donne, ha accettato di presiedere il comitato di sostegno a Sarkozy. Basterà per esorcizzare l’incubo Bayrou?

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