B.B. King, Eric Burdon e Jerry Lee Lewis Così la musica del diavolo sposa il rock

A Pistoia kermesse con il mitico chitarrista, il cantante degli Animals e il re dei pianisti. A Rovigo Taj Mahal. A Porretta il soul di Isaac Hayes

Antonio Lodetti

da Milano

Ormai nell’estate italiana proliferano i blues festival. Alcuni, come Lario Jazz & R’n’B Festival e il Vallemaggia Magic Blues durano addirittura un paio di mesi. Così i festival storici devono darsi da fare per frenare la concorrenza. Rovigo Delta Blues prosegue nel solco dell’immagine consolidata negli anni: pochi nomi di assoluta qualità per gli appassionati più integralisti. Nomi di nicchia, ma che per i bluesofili valgono più di qualsiasi star; come Big Bill Morganfield (attrazione della prima serata venerdì 1 luglio), figlio di Muddy Waters rivelatosi uno dei chitarristi più brillanti della nuova scena di Chicago. La stessa sera appuntamento imperdibile con la tradizione; Aubrey & Lori Ghent raccontano la storia afroamericana attraverso i suoni della «steel guitar», la chitarra d’acciaio di origine hawaiana.
Il giorno dopo generazioni a confronto con il glorioso armonicista Lurrie Bell (uno degli ultimi sopravvissuti della band di Muddy Waters) che propone la sensualità del blues urbano in compagnia del figlio Lurrie alla chitarra. Domenica si chiude con Taj Mahal, l’ormai leggendario viaggiatore di suoni che coniuga blues, folk, calypso e recentemente ha inciso uno splendido album di afroblues nel Mali.
Pistoia Blues, la rassegna più in vista, dopo qualche anno di sbandamento è tornata sulla giusta strada, proponendo un giusto equilibrio tra presente, passato e suoni trasversali. Stavolta i fan dovrebbero essere accontentati. Si parte venerdì 8 luglio e il pezzo forte è James Cotton, anche lui armonicista possente come Bell (anche lui proveniente dalla scuola di Waters) che non smette di dare tutto se stesso nonostante l’età e i gravi malanni alla gola. Lo stesso giorno toccherà anche allo spettacolare e diabolico trasformista del rock Willy De Ville, ai 130 chili di energia chitarristica di Popa Chubby e - giù il cappello - a Chuck Berry, papà del r’n’r. Sabato le «novità», ovvero il boogie sudista dei Tishamingo e i suoni duri di Eric Sardinas, virtuoso della chitarra slide incoronato dall’ottuagenario Honeyboy Edwards e da Johnny Winter. Poi spazio ai mostri sacri con lo show soft di Robert Cray (che porta in tour il nuovo cd Twenty) e la sofisticata performance di B.B. King che, a ottant’anni, non ha nessuna intenzione di abbandonare il suo scettro. Su disco ha perso mordente, ma quando suona dal vivo, con il suo stile calligrafico e con la generosa voce tenorile roca ma ancora vibrante, resta insuperabile. La giornata di chiusura viaggia fuori dai confini del blues con grossi calibri della stagione di Woodstock come i redivivi Jefferson Starship e Country Joe McDonald che ha rimesso in pista la formazione originale dei Fish, il vecchio leone del blues inglese Eric Burdon, tonate voce degli Animals, un altro papà del rock come Jerry Lee Lewis e il nostro cantastorie Van De Sfroos. Unico bluesman doc il chitarrista Lonnie Brooks.
Venerdì prossimo parte anche Porretta Soul con un programma breve ma di altissimo livello.

Apertura con le tastiere di Billy Preston (definito il quinto Beatle), seconda serata con la superband dal programmatico nome Soul Survivors (con tra l’altro Cornell Dupree e Les McCann) e chiusura domenica con Booker T. & the MG’s e Isaac Hayes: ovvero la storia del soul.

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