La Bce ai governi: «Ora risanate i vostri bilanci»

La ripresa arriverà a metà 2010, ma la Bce, fedele alla sua anima antinflazionistica, guarda già oltre. E lancia un allarme conti pubblici, indirizzato a tutti i governi dell’Area euro. La crisi, ha scritto l’Istituto centrale nell’ultimo bollettino mensile, sta provocando «un aumento dei disavanzi, del debito e delle potenziali passività» il cui peso sarà avvertito appieno nel medio-lungo periodo. Dunque una Bce che, ancora nel bel mezzo del disastro economico, già chiede ai governi di impegnarsi in maniera «decisa e credibile» in un percorso di risanamento dei propri bilanci, in linea con le regole del Patto di stabilità. Il rapporto debito/Pil di Eurozona peggiorerà di oltre tre punti percentuali quest’anno, afferma la Bce.
Ma aldilà delle previsioni sull’aumento dei vari disavanzi nazionali, dalle pagine del bollettino di luglio arrivano altri dati allarmanti su quello che è, e potrebbe essere, il lascito negativo della crisi sui conti pubblici europei. Francoforte stima che nel 2009 le sole passività legate al salvataggio diretto delle banche da parte dei governi di Eurozona possano raggiungere il 20% del Pil della regione. Si tratta di una media, che in realtà nasconde al suo interno situazioni molto diverse, e che per una volta premiano il nostro Paese. Per l’Italia l’impatto potenziale è nullo in quanto i Tremonti bond hanno evitato un impegno in prima persona del Tesoro nel capitale delle banche nazionali, che peraltro hanno retto alla crisi finanziaria sostanzialmente meglio che altrove. Il primato lo condividiamo con Slovacchia, Lussemburgo, Cipro e Malta. Ma per altri Paesi il «fardello» è pesante: potenzialmente quasi un 20% del Pil per Germania, Francia e Spagna, ancora di più per Belgio e Olanda, fino al 242% dell’Irlanda.
La notizia positiva è la conferma di una data, più o meno certa, metà dell’anno prossimo, in cui tornare ad assistere ad una crescita, seppure graduale, dell’economia di Euro 16. I tagli dei tassi stanno già sostenendo l’economia reale e le politiche adottate si sono rivelate sufficienti a riavviare l’offerta di credito, afferma la Bce. Anche se permangono motivi di incertezza, legati anche alle connessioni spesso imprevedibili tra dissesto finanziario e crisi reale, le misure messe in campo, spiega l’istituto, potrebbero sortire effetti più ampi del previsto, accompagnando un miglioramento rapido del clima di fiducia.D’altra parte, dice chiaro e tondo Francoforte, il nemico numero uno tornerà presto ad essere la crescita dei prezzi. «L’inflazione bassa o negativa durerà poco», afferma la Bce. E anche qui lo sguardo dei tecnici di Eurotower va, con preoccupazione, al dopo: al rischio più volte evocato di un periodo di iperinflazione innescato dallo scoppio dei debiti pubblici europei. Il bollettino, per ora, parla di «rischi equilibrati», ovvero di forze contrapposte ma sostanzialmente equivalenti che agiscono sui prezzi: da una parte la risalita delle quotazioni delle materie prime e il possibile aumento delle imposte indirette; dall’altro un clima economico che resterà comunque improntato alla debolezza.

Ma nel linguaggio di Francoforte significa che Trichet è convinto di aver fatto tutto il suo dovere in termini di sostegno alla crescita. I tassi di interesse sono al momento «appropriati», ma non bisognerà aspettare molto per rivedere un costo del denaro in risalita.

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