Bce applaude ma sulla mossa di Pechino c’è scetticismo

Bce e Unione Europea applaudono la decisione della Cina di rendere lo yuan più flessibile. In un comunicato congiunto, l’istituto di Francoforte e il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, hanno ieri dato il benvenuto alla decisione annunciata dalla Banca Popolare Cinese, sottolineando che «l’area dell’euro continua ad avere un chiaro interesse in un sistema finanziario internazionale forte e stabile, considerato che la volatilità eccessiva e movimenti disordinati nei tassi di cambio hanno implicazioni negative sulla stabilità finanziaria». Per questo motivo, «tenendo conto del ruolo importante della Cina nell’economia globale, incoraggiamo le autorità a permettere una maggiore flessibilità dello yuan come mezzo per promuovere una crescita bilanciata in Cina e nell’economia mondiale». Le successive precisazioni della Banca Popolare Cinese hanno però smorzato gli entusiasmi: l’aggiustamento non sarà realizzato tutto in una sola volta, ma in maniera «graduale». Nessuna rivalutazione rapida di una moneta che gli occidentali giudicano sottovalutata per aiutare le esportazioni cinesi. Le autorità terranno sotto controllo «le fluttuazioni del tasso di cambio» e la «stabilità fondamentale» dello yuan dovrà essere mantenuta.
Per questo monta lo scetticismo nei confronti dell’apertura della Cina agli Usa verso uno yuan più flessibile e l’attenzione si sposta ora sui mercati per valutarne la reazione e capire quanto la decisione, all’apparenza storica, di Pechino, possa avere ripercussioni reali sull’economia mondiale.

Lo yuan, insieme alla tassazione sulle banche e alle misure di austerity, saranno sul tavolo del G20 canadese della prossima settimana. Toronto è ormai pronta a ospitare i leader. L’agenda dei lavori si presenta fitta e non priva di ostacoli verso il raggiungimento di compromessi e accordi sui temi appunto più caldi.

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