Bce: Italia a rischio sui conti «No» alla spirale prezzi-salari

«La bassa crescita inficia il risanamento. Aumenti retributivi troppo elevati provocano inflazione»

da Roma

«No» al ritorno ad automatismi salariali che riaccendano la spirale inflazionistica «prezzi-salari». E molta attenzione all’andamento dell’economia e della finanza pubblica, visto che l’Italia non rispetta l’impegno di ridurre il deficit pubblico dello 0,5% nel 2008, né l’obiettivo del pareggio di bilancio nel 2010. Gli avvertimenti giungono con il Bollettino di marzo della Bce: «L’Italia ha migliorato nel 2007, ma ora non fa abbastanza». Il programma di risanamento, osserva la Banca centrale europea, «viene messo a repentaglio dalla bassa crescita economica».
La questione salari-inflazione è molto sentita a Francoforte. La Bce «non può tollerare» che il rialzo abnorme delle materie prime abbia effetti a cascata su prezzi e salari, perché tutto ciò creerebbe «una inaccettabile spirale inflazionistica». Le parole di Jean-Claude Trichet giungono insieme al Bollettino, in cui la Bce afferma di seguire «con molta attenzione» le trattative salariali nei Paesi dell’area euro, nutrendo timori circa «il ritorno di forme di indicizzazione delle retribuzioni ai prezzi al consumo, che comporterebbero il rischio di uno shock d’inflazione».
Il Bollettino conferma dunque che il focus della Banca centrale resta concentrato sui rischi d’inflazione più che sul rallentamento della crescita economica in Eurolandia. È il componente italiano del board della Bce, Lorenzo Bini Smaghi, a spiagare che «se i salari cresceranno più della produttività, l’economia ne risulterà frenata». Valutando che «le prospettive di inflazione nel medio termine siano soggette a rischi verso l’alto», il Consiglio direttivo della banca chiede dunque alle parti sociali e ai Paesi della zona euro di evitare ogni forma di indicizzazione salariale.
Una raccomandazione che interessa particolarmente il dibattito politico-elettorale italiano. I sindacati e la sinistra radicale si schierano compatti contro le parole di Trichet, ricordando che salari e pensioni nel nostro Paese sono inferiori alla media europea, e necessitano di un adeguamento al caro-vita. «Nessuno pensa di agganciare i salari all’inflazione - replica il ministro uscente dell’Industria, Pierluigi Bersani - ma questo non significa che non si debbano fare le operazioni sui salari».
Occupandosi in particolare del nostro Paese, il Bollettino della Bce rileva inoltre i rischi sul fronte della finanza pubblica.


In particolare, il 2008 vede un peggioramento del deficit, mentre dovrebbe invece migliorare di almeno mezzo punto percentuale sul Pil. La bassa crescita inficia poi i tentativi di risanamento. «In Italia c’è ancora tanto da fare», conferma il commissario europeo all’Economia Joaquin Almunia.

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