La Bce riduce i tassi, ma appena appena

Brutte notizie per il mondo. Il barometro dell’economia, visto dal numero 700 della Diciannovesima strada, Washington, è in picchiata. Per la prima volta da quanto esiste il Fondo monetario internazionale, cioè dal Dopoguerra, il pil di tutte le principali economie avanzate farà registrare un calo nel 2009. A poche settimane dall’assemblea annuale di metà ottobre, il Fmi ha reso note nuove stime sulla crescita economica mondiale: e ovunque domina il segno «meno».
È davvero insolito che il Fondo - che dispone degli strumenti più sensibili per misurare l’andamento dell’economia - riveda la sue previsioni a così breve scadenza. Evidentemente, le ripercussioni della crisi finanziaria sull’economia reale sono più rapide e violente di quanto si pensasse. L’outlook dell’economia è eccezionalmente incerto, e le condizioni del sistema finanziario potrebbero peggiorare, afferma il Fondo che offre anche una spiegazione all’ondata di ribassi delle Borse: dinanzi al peggioramento delle condizioni economiche e finanziarie, i mercati stanno esprimendo prezzi collegati a elevati tassi d’insolvenza delle aziende.
Un’occhiata alle cifre evidenzia la picchiata del pil nei principali Paesi avanzati nel 2009: Stati Uniti -0,7% (-0,1 a metà ottobre); Giappone -0,2% (+0,5%); Eurolandia -0,5% (+0,2%); Regno Unito -1,3% (-0,1%). In Francia e Spagna la caduta sarà dello 0,7%.
L’Italia soffrirà meno degli altri. Unico Paese del G7 a mostrare il segno «meno» anche nel 2008, l’Italia peggiora il suo outlook 2009 da un precedente -0,2% a -0,6%. Siamo colpiti meno degli altri dalla recessione, e gli economisti del Fondo l’attribuiscono a un sistema bancario più tradizionale, che ha subito un contagio limitato da parte dei prodotti finanziari «tossici» in giro per il mondo. Anche il settore immobiliare non ha sperimentato gli eccessi visti, ad esempio, in Gran Bretagna e Spagna.
Il nostro problema di base è un potenziale di crescita inferiore agli altri Paesi, a causa dell’andamento demografico. Insomma, la revisione al ribasso del pil italiano ha a che vedere con il rallentamento generale - siamo pur sempre un Paese esportatore - e con il calo di fiducia nei confronti dei mercati finanziari. Ed è sintomatico che la missione del Fmi in Italia sia iniziata a Milano, due giorni fa, con colloqui con i grandi banchieri.
Secondo il capo-economista del Fondo, Olivier Branchard, il mondo si trova in una brutta situazione. Le cifre, già preoccupanti, potrebbero ancora peggiorare. Così, i guardiani del Washington consensus - ordine nei conti pubblici e riforme - aprono i portoni del fortino all’aumento della spesa pubblica per sostenere l’economia: al summit del G20 che si terrà la settimana prossima nella capitale americana il Fmi, ha detto Blanchard, proporrà «un’espansione della spesa pubblica a livello globale, come una delle misure che debbono essere adottate al più presto». C’è ancora spazio, dopo la manovra messa in campo dalla Federal Reserve prima e da Bce e Banca d’Inghilterra ieri, per ulteriori ribassi dei tassi d’interesse: l’inflazione fa meno paura, col prezzo del petrolio previsto in calo del 31,8% (-18,7% le altre materie prime).

Ma l’attenzione maggiore deve essere concentrata su ampi interventi fiscali e di bilancio negli Usa, in Eurolandia e in Cina. In questo fosco quadro, il Fmi potrebbe assumere maggiori responsabilità sul fronte della stabilità finanziaria mondiale. Se ne discuterà nel summit economico del 15 novembre, nella capitale americana.

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