La Befana di De Magistris porta carbone a Napolitano

Roma «Ombre e omissioni». Se di Pietro per Natale aveva scritto a Gesù Bambino chiedendogli di far cadere il governo, l’europarlamentare dell’Idv Luigi De Magistris sceglie invece la Befana per spedire una missiva che trasuda carbone al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. L’ex pm esordisce ricordando di avere nel Dna il «rispetto delle istituzioni», viene di conseguenza l’«assoluto ossequio» verso la «Presidenza della Repubblica». Verso l’istituzione forse, verso chi la rappresenta un po’ meno, perché le donne e gli uomini «possono essere sottoposti a critiche». E De Magistris comincia con l’elenco. Partendo dagli attacchi del passato, dalle «responsabilità del presidente Napolitano nella gravissima vicenda che ha condotto al mio indebito trasferimento», critiche che l’europarlamentare aveva messo nero su bianco nella sua lettera di dimissioni alla magistratura. Ma non è che l’inizio. L’uomo-Napolitano è reo, secondo l’ex magistrato, di aver «più volte» mancato di esercitare «il diritto dovere di non procedere alla promulgazione di leggi in violazione della Costituzione o del diritto sovranazionale». Nel mirino, ovviamente, «il Lodo Alfano e lo scudo fiscale». Il primo perché «stravolge il principio fondante di ogni Stato di diritto, l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge», il secondo perché «introduce il riciclaggio di Stato». Non basta. Il messaggio di De Magistris torna a colpire duro contro Napolitano, che «più volte» anche qui «non ha mostrato decisione nella difesa della Costituzione di fronti agli attacchi della maggioranza. Attacchi, manco a dirlo, «eversivi e talvolta violenti», portati in particolare dal premier (che l’ex magistrato, memore del partito in cui milita, chiama «dittatorello di Arcore») non solo contro Parlamento, corte Costituzionale e Magistratura, ma anche contro «tutti coloro che si oppongono», e riecco il germe del regime, a «una deriva autoritaria che è sotto gli occhi di tutti, in Italia e all’estero».
Infine, i fuochi d’artificio De Magistris li lascia per il discorso di fine anno del Capo dello Stato. Bocciato. «Ancora una volta non è stato tale da appassionare gli animi di un Paese depresso, preoccupato, smarrito, tutt’altro che coeso», spiega l’ex magistrato, parlando anche per conto di quegli animi. «Il Paese - prosegue - ha bisogno di rinascere, di una rifondazione, non di una finta normalizzazione». Dopo il carbone, ecco un paio di caramelle, con l’ex pm che concede a Napolitano qualche «passaggio condivisibile», come «sui giovani, sull’occupazione, sull’esigenza di un nuovo welfare e sui migranti». Ma è solo la premessa all’ultima bastonata, per un discorso, appunto, che per De Magistris ha troppe «ombre e omissioni». La regina delle colpe infatti è stato quell’invito di Napolitano a procedere con la riforma della seconda parte della Costituzione, perché per l’esponente Idv questo «può incidere drasticamente anche sulla stessa prima parte della Carta».

E in coda una goccia di veleno, dedicata all’«impellente priorità» della riforma della giustizia, espressa «nettamente» da Napolitano: «Non si comprende in quale direzione», ringhia De Magistris. Ma si comprende benissimo quale sia la direzione che il pm teme, e che, per lui, motiva la spedizione di carbone al Quirinale: «Forse quella del dittatorello di Arcore».

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