Adesso accusano la Moratti di voler strumentalizzare il Primo maggio. E non si accorgono che stanno offrendo su un vassoio dargento alla candidata della Casa delle libertà uno spot elettorale di dimensioni colossali, una visibilità e una popolarità a livello nazionale che neppure il più grande esperto di campagne pubblicitarie avrebbe potuto concepire. E a costo zero. Con il povero Ferrante che riesce a trasformare in autogol ogni suo tentativo di uscire dalle nebbie che sembrano circondare qualsiasi sua iniziativa. Una vera corsa a handicap quella del candidato del centrosinistra alla poltrona di sindaco.
Ma il «regalo» che la sinistra, milanese e non solo, sta facendo al centrodestra non consiste unicamente nella visibilità offerta al ministro ma anche e soprattutto nello spettacolo di incoerenza che sta offrendo urbi et orbi. Poche ore dopo laggressione subita da Letizia Moratti e da suo padre al corteo del 25 aprile, non appena hanno capito che la vicenda stava gettando unombra pesantissima sulla sinistra e sulla sua capacità di convivere con chi non è schierato con lei, quasi tutti i papaveri di partiti e sindacati si sono affrettati a biasimare laccaduto. Si va dallindignazione di Prodi davanti alla «vile intolleranza», alla saggezza e alla pacatezza di Ingrao: «unaggressione volgare e stupida, questa è la violenza dei falsi pacifisti», alla Cgil (parte della Cgil) che invita il ministro al corteo del primo maggio. E poi Bruno Ferrante, sì, proprio lui, il candidato sindaco del centrosinistra, il «rivale» della Moratti. Che a caldo, dopo la indegna gazzarra, dice: «Letizia non merita di essere trattata così, tra i valori della Resistenza ci sono quelli della tolleranza». E il giorno dopo aggiunge: «Vedremo se ci sarà loccasione per sfilare insieme; se ci sarà io non ho alcuna difficoltà a essere con Letizia in testa al corteo». Passano poche ore e Ferrante spara: «La Moratti è una padrona, non può sfilare il Primo maggio». Ma come dottor Ferrante, fino a un momento fa la tolleranza non era uno dei valori della Resistenza?
Che in politica la coerenza sia merce rara è cosa risaputa e non ce ne meravigliamo più di tanto. Né ci scandalizziamo.
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