Tra i numerosi panettoni natalizi sfornati dalla Disney Come dincanto è tra i più fragranti. Un mix di cartoon e realtà. Non è una novità assoluta, almeno per la Disney. In questo caso linizio volutamente stucchevole, con uno stile grafico che si riallaccia alla stagione doro della premiata ditta, gli anni Quaranta e Cinquanta, è utile al racconto, e dimostra che il cartoon, visti i progressi della tecnica digitale, è stato devitalizzato e non può competere con le immagini live. Una rivoluzione annunciata, quasi un requiem per il cartoon.
Linizio è volutamente indisponente: quei volti dal tratto convenzionale, le canzoni e i leziosi animaletti, sembrano ormai da museo delle cere. Poi la rivoluzione, ecco i protagonisti trasformati in esseri reali, ma pur sempre anacronistici con quei costumi comicamente kitsch. Si inizia con la giovane e bistrattata principessa, che si innamora del principe, entrambi archetipi di un mondo amabile quanto patetico. Ma la perfida madre del principe, capace di attuare malefici, spedisce la fanciulla in un posto orribile: New York oggi. Rovesciando i racconti di Mark Twain o di Michael Crichton, è il passato che invade il presente. Entra in gioco un giovane avvocato divorzista, nulla è casuale, che fa innamorare la principessa. Nelle favole non accade mai. Il principe piomba a sua volta sulla terra, assieme alla madre, la pestifera Susan Sarandon, fino alla resa dei conti.
COME DINCANTO (Usa, 2007) di Kevin Lima, con Amy Adams, Patrick Dempsey. 105 minuti.
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