È bastato spargere la voce e il film con la Bellucci nuda è diventato uno dei favoriti per il Leone d’oro. Sono finiti i tempi in cui i premi venivano distribuiti tra le opere cinesi, indiane e russe. Insomma, più una pellicola era noiosa e, soprattutto, incomprensibile, più possibilità aveva di raccogliere prebende. Difficile dire se è un passo avanti assegnare, sia pure sotto la spinta emotiva di curve prelibate e comunque in modo del tutto accademico, un trofeo così prestigioso, ma una cosa è certa: in platea nessuno si addormenterà.
Almeno fino all’esibizione di Monica senza veli. E per Venezia, abituata ad agghiaccianti storie di orientali tormenti è una vera primizia. Già il titolo si presta alle attenzioni più morbose: Un’età bollente, del regista francese Philippe Garrel, lascia presagire chissà quali ghiottonerie erotiche. Se poi a mostrarsi in tutto il suo fulgore è la nostra riconosciuta superstar il successo è garantito. Non è nuova madame Bellucci in Cassel in scene di nudo. Già in Malena di Tornatore, undici anni fa, accendeva i sacri fuochi in un ragazzino siciliano comprensibilmente su di giri, ma, gli spettatori più attenti lo ricorderanno, lo splendido corpo dell’attrice non si offriva integralmente all’obbiettivo. Come dire che qualcosa, indovinate voi cosa, restava escluso allo sguardo.
Non così nel meno conosciuto, ma ben più trasgressivo L'ultimo capodanno, diretto due anni prima dal figlio d’arte Marco Risi, una commedia grottesca a episodi concatenati, piuttosto pretenziosa e francamente barbosa. Nel suo siparietto, che va in scena proprio in apertura, la Bellucci, nel suo appartamento di borgata, resta in slip e reggiseno. Con studiata nonchalance si toglie il top rosso, gironzolando in casa, in cerca di non si bene che. Ma ecco che, di colpo, forse per il caldo, in fondo poco importa, ecco volar via anche le mutandine. È sola in casa, perché mai dovrebbe dunque coprirsi? Un’inquadratura in primo piano da lasciar tramortito anche il misurato critico del Corrierone, Paolo Mereghetti, che infatti nell’autorevole Dizionario che porta il suo nome, esclama testuale: «Cult comunque la “pelliccia pubica” che sfoggia la Bellucci, quasi sempre nuda dalla vita in giù».
Anche in su per la verità, ma evidentemente è merce di più ordinaria amministrazione. All’epoca del fattaccio Monica nostra aveva trentatré anni. Adesso che ne ha quarantasei, peraltro benissimo portati, vorrà dimostrare che il tempo, almeno per lei, non è passato. Vincent Cassel, beato lui, lo saprà perfettamente, ma è giusto che la notizia sia sparsa nel mondo intero. Anche perché con il mezzo secolo che si avvicina inesorabile è improbabile che capitino altre occasioni. Non si sa se sia un’imposizione, o quantomeno un suggerimento, del ministero delle Pari Opportunità, retto con ammirevole equilibrio dall’onorevole Mara Carfagna, sta di fatto che tra i papabili al Leone veneziano, c’è un altro film che si annuncia scandaloso. Stavolta a mostrarsi come mamma l’ha fatto, e vedremo se sarà il caso di complimentarsi con la genitrice, è il trentaquattrenne attore irlandese, nato in Germania, Michael Fassbender, protagonista del film Shame (Vergogna).
Probabilmente il bel giovanotto dallo sguardo tenebroso, già muscolare guerriero spartano nel fantasmagorico 300, non sa che il Lido è sempre molto ben disposto verso i nudi femminili. Molto meno per quelli maschili. Per informazioni rivolgersi a Stefano Accorsi, che nello sfortunato melò di Michele Placido, interpretava un medico del pronto soccorso, rimasto improvvisamente senza camice (e senza nemmeno il resto dell’abbigliamento) in una sequenza che fu sepolta dagli interminabili sghignazzi della platea.
In certi casi il ridicolo è dietro l’angolo, a meno che se ci sia chiami Rocco Siffredi. Però da quel 2004 ne è passata di acqua sotto Rialto, il pubblico si è evoluto, le donne sono state equiparate agli uomini.
Eppure gli emuli, più o meno involontari, degli improvvisati spogliarellisti di Full Monty non convincono del tutto. «Saran belli gli occhi neri, saran belli gli occhi blu, ma le gambe, ma le gambe a me piacciono di più» è un antico refrain che, grazie al cielo, va sempre di moda. Purché siano della Bellucci, non di Fassbender.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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