«Non possiamo non augurarci di poter restituire interamente al mercato il controllo e la gestione delle banche con l’uscita definitiva delle fondazioni, che devono continuare a fare il mestiere di enti erogatori del terzo settore». Può sembrare fantascienza, ma sono proprio queste le parole pronunciate ieri da Angelo Benessia nel corso dell’audizione al Comune di Torino. Durante l’incontro con il sindaco Sergio Chiamparino, il presidente della Compagnia di San Paolo, primo azionista di Intesa, ha cercato di dare conto delle recenti tensioni interne all’Ente, legate alle nomine per la presidenza del consiglio di gestione di Ca’ de Sass e culminate nella convocazione del consiglio generale che il 12 maggio avrebbe dovuto sfiduciarlo (ma che poi ha raggiunto un accordo in extremis).
«È curioso che Benessia dica questo - afferma una fonte vicina alla vicenda - non soltanto perché la Compagnia di San Paolo ha trascorso gli ultimi due anni a parlare della governance di Intesa ma anche perché il 50% del patrimonio è rappresentato da azioni della banca». Non si è fatta attendere la replica del consigliere delegato della banca, Corrado Passera, secondo cui «le fondazioni hanno fornito un nucleo di azionisti che hanno permesso di realizzare progetti di medio e lungo periodo, che magari, con un orientamento al brevissimo termine, non si sarebbero fatti». Secondo alcune interpretazioni, quella di ieri di Benessia sarebbe stata niente più che una boutade per compiacere qualcuno. Ad esempio, grazie al focus sul terzo settore e quindi sul volontariato, Suor Giuliana, che nei giorni scorsi sarebbe stata in prima linea tra i dissidenti e che ieri, presente all’audizione in qualità di consigliere espressione del Comune torinese, si è detta non a conoscenza di una sua candidatura alla vicepresidenza della Compagnia («Ma nel caso - ha detto - analizzerò l’ipotesi»). Quanto all’altro consigliere nominato dal Comune, il dimissionario capofila della rivolta contro Benessia, Bruno Manghi, Chiamparino e, a sorpresa, lo stesso Benessia, ne hanno auspicato un ritorno. Si dice infatti che il posto di vicepresidente potrebbe essere offerto proprio all’ex sindacalista, sebbene nei giorni scorsi sia uscito anche il nome dell’ex ad di San Paolo, Alfonso Iozzo. Manghi, tuttavia, non sembra intenzionato a tornare sui suoi passi. Chiamparino si è poi difeso da chi, avendo sostenuto apertamente l'iniziale candidatura di Domenico Siniscalco alla presidenza del cdg di Intesa, lo aveva accusato di invasione di campo: «In questi anni c’è stato uno spostamento del baricentro decisionale dal sistema Sanpaolo al sistema Intesa e io ho ritenuto giusto sostenere una scelta di discontinuità per favorire una inversione di tendenza».
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