Marcello Zacché
da Milano
Gilberto Benetton e Pierluigi Toti, da ieri, sono soci di Rcs. Cioè del Corriere della Sera. Il 5% per la Edizione Holding della famiglia veneta, poco meno per la Lamaro del costruttore romano. Quote importanti che ne fanno rispettivamente il secondo e il terzo azionista dietro al patto di sindacato che controlla il 63,5% di Rcs. Con un investimento nellordine dei 160-170 milioni a testa. Il titolo ha reagito con un leggero rialzo (0,3%) a 4,36 euro, più vicino ai 4,51 della transazione.
Per entrambi non è previsto lingresso nella «formazione titolare». Per ora si accomoderanno in panchina: né per Benetton né per Toti è immaginabile lapertura di un negoziato per entrare nel patto di sindacato. Anche perché il rinnovo dellaccordo è stato appena concordato con una proroga al 2009. Per il futuro, però, si vedrà.
La questione si pone da sé: chi investe risorse importanti in una società quotata può legittimamente ambire a partecipare alla governance. Soprattutto se si tratta di gruppi industriali. Diverso è il caso di investitori finanziari come Ubs e qualche altro italiano ed estero che hanno rilevato il resto del 10,31% del capitale Rcs messo in vendita da Bpi. Chi invece ha il 5% si trova in una situazione diversa. Basta ricordare il caso del gruppo Ligresti, entrato infine nel sindacato Rcs.
Allora è possibile che sia Benetton, sia Toti siano entrati in Rcs pronti, eventualmente, a intervenire anche al «piano superiore». Per entrambi, infatti, risulta che ci sia stato lassenso dei grandi soci. E forse qualcosa di più: una sorta di «ok incrociato» a due soggetti che, a torto o a ragione, sono considerati vicini a due componenti rilevanti e per molti versi contrapposte allinterno del patto: il gruppo «milanese» riconducibile alle presenze di Tronchetti Provera (socio dei Benetton in Telecom) e Gianni Bazoli-Banca Intesa, e quello «romano» che ruota intorno a Capitalia, in cui Toti è azionista. Non a caso si tratta delle due banche che più di altre sono al centro delle speculazioni sul «risiko» bancario. E che così si sarebbero assicurate il bilanciamento dei pesi anche tra i «panchinari»: di qui al 2009 potrebbero tornare utili in caso di uscita di qualcuno degli attuali 15 soci del patto.
In ogni caso per i Benetton, che ieri hanno definito «ottimo» il management di Rcs, con «significative potenzialità di crescita» potrebbe trattarsi di una diversificazione nelleditoria.
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