Benni: «Ecco come la letteratura fa spettacolo»

Si apre oggi un piccolo corso intensivo dedicato alla letteratura del Novecento. La cattedra è sostituita da un palcoscenico (quello del Palladium) sul quale salirà lo scrittore Stefano Benni insieme con alcuni attori e musicisti per parlare di grandi romanzi e testi intramontabili. Oggi e domani «Racconti italiani» (questo il titolo della rassegna che andrà avanti nella sala della Garbatella fino a domenica 29 aprile) propone letture di Buzzati, Landolfi e Manganelli.
Dopo Baricco, Benigni, ora Benni porta il testo letterario sul palcoscenico. Poca fiducia nelle istituzioni scolastiche o c’è dell’altro...
«Veramente ho cominciato molto, molto prima di loro. Controllate le date».
Tra i classici «senza tempo», ma dimenticati, cosa riesumerebbe?
«Ci sono un sacco di letture di classici in giro, non mi sembra che siano dimenticate. Dato che ritengo Vonnegut, appena scomparso, un grande classico moderno, spero prima o poi di poterlo leggere in pubblico».
Buzzati, Morante, Manganelli, Rea, Ortese e il monumentale Gadda. Possiamo parlare di «canone Benni»?
«Sono scrittori che amo e basta. Sono di tutti».
Rea, Marotta e Bufalino sono tre autori a «rischio catalogo». Oggi le librerie sono quasi tutte omologate nell’offerta. Non c’è il rischio che scompaiano i minori? E, soprattutto, non c’è rischio per la libertà di scelta del lettore?
«Ovviamente il rischio c’è. Ma il lettore “forte” è più astuto, più curioso e spesso più preparato dei giornalisti, dei critici e di noi scrittori. Quindi combatte finché non ha in mano la sua copia. Per il lettore di best-seller, quello da due libri all’anno, il discorso è ovviamente diverso».
Se potesse consigliare un giovane che vuole costruirsi una piccola biblioteca da dove lo farebbe iniziare?
«Tutti i classici sono disponibili in versione pocket, a prezzi accessibili. E un buon libro moderno diventa pocket nel giro di due anni. Quindi gli farei notare che la leggenda dei libri che costano molto è fasulla. Recentemente ho visto i biglietti di un concerto rock in vendita a 60 euro. Non gli dico di non andare ai concerti, ma se ne salta uno e rinuncia a tre birre, si può comprare dieci libri».


Benni spettatore degli spettacoli di Benni si è mai stupito per una insolita resa espressiva o per una sorprendente soluzione scenica?
«Ormai ho visto decine di versioni teatrali. Quindi so bene che gli attori, i registi, trasformeranno ogni volta ciò che ho scritto. Ma in teatro si deve accettare che il testo non sia più interamente tuo».

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