Pier Augusto Stagi
È a casa, con Margherita e la sua piccola Ludovica. E da casa, in tivù, vedrà il mondiale di Salisburgo in cartellone il prossimo 24 settembre. «Un pensierino dentro di me lo stavo facendo - dice laconico Damiano Cunego, il Piccolo Principe ritrovato sulle strade del Giro e del Tour -. Non era nei miei programmi ma, finito il Tour in crescendo, un mezzo pensierino ho cominciato a farlo. Invece
».
Invece, niente. Nella due giorni marchigiana i primi segnali di uno stato di forma che andava scemando; a San Sebastián la conferma che qualcosa non andava più; alla Tre valli varesine la presa di coscienza: «Sono stanco, troppo stanco», ammette a denti stretti il veronese, che a questo punto della stagione cambia radicalmente approccio mentale e propositi. «Adesso penso solo ad allenarmi e non voglio più rodermi il fegato se non arrivano i risultati. Una cosa è certa, la mia stagione non può finire a metà agosto, ma è anche vero che non posso sperare di tirare ancora a lungo. Questanno ho corso molto e penso di aver dimostrato di essere tornato a grandi livelli di competizione. Cercavo indicazioni importanti: le ho avute». Cunego ha cominciato a mettere il naso nelle posizioni più nobili degli ordini di arrivo a fine febbraio. La sua prima corsa il 26 febbraio alla Clasica de Almeria: ottavo. Dopo, in mezzo a sei vittorie, un terzo posto alla Liegi-Bastogne-Liegi, un quarto al Giro dItalia, un dodicesimo (migliore dei giovani) al Tour de France. «Nessuno, tra i corridori di vertice - spiega Beppe Martinelli, tecnico e mentore del 24 enne corridore veronese - ha corso quanto lui. Una scelta, questa, che ha fatto storcere il naso a molti, ma ampiamente giustificata dai risultati raccolti dal ragazzo. La verità è che pochi amano correre come Damiano. Lui correrebbe sempre e quando decide di farlo lo fa con lintenzione di vincere. È un campione in tutto e per tutto, ma spesso le gambe non vanno di pari passo con le motivazioni che hai in testa. In questo momento Damiano è stanco. Ha fatto tanto, ha fatto bene: non gli si può chiedere la luna. Il punto di domanda lavevamo anche prima: riuscirà ad arrivare con una condizione accettabile a Salisburgo? Non ce lha fatta». Franco Ballerini, ct della nazionale, gli aveva chiesto segnali confortanti in chiave azzurra. Dovrà farsene una ragione: a Salisburgo ci andrà con Paolo Bettini ma senza Damiano Cunego. «È talmente giovane - dice Ballerini - che avrà ancora tantissime occasioni. Certo, uno come Damiano farebbe sempre comodo, a condizione però che sia un Cunego atleticamente forte».
«Il 2006 di Damiano è praticamente finito. Questanno ha già corso veramente tanto e non possiamo chiedergli di più, soprattutto sotto il profilo mentale - aggiunge Martinelli -. Non dimentichiamoci che non ha ancora 25 anni.
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