Bergamo abbatte il suo ghetto Ruspe nel degrado di Zingonia

BergamoUn colpo al degrado. Dopo anni di retate, arresti e lotta all’immigrazione clandestina, il futuro di Zingonia sembra potersi scrollare di dosso la sua triste nomea di ghetto della provincia di Bergamo. Grazie all’intervento congiunto dei sindaci di Ciserano e Verdellino e alla mediazione della direzione Casa e Opere pubbliche della Regione Lombardia i palazzi simbolo del degrado di Zingonia saranno demoliti. «Anna» e «Athena», nomi altisonanti che hanno poco a che vedere con la realtà, perché in quei mostri di cemento c’è ben poco di poetico e mitologico. Spaccio di droga, immigrazione clandestina e prostituzione, il tutto concentrato nei sei condomini che costituiscono i due complessi residenziali che ospitano 500 perone per un totale di 211 appartamenti di cui 200 abitati da stranieri. Per il futuro dell’area saranno stanziati 5 milioni di euro che perverranno ai Comuni dal Fondo per le aree sottosviluppate del ministero per lo Sviluppo economico, i quali si impegneranno a trovare acquirenti (o qualora non ci fossero si faranno compratori loro stessi) per i complessi residenziali, a trovare un alloggio sostitutivo per gli inquilini e poi a procedere con la demolizione e la riqualificazione dell’area. Insomma, dopo anni di interventi mirati alla lotta alla microcriminalità, la soluzione è stata radicale: «Carthago delenda est» come disse Catone il Censore, Cartagine deve essere distrutta e cosparsa di sale.
Fondamentale sarà però non ripercorrere gli stessi errori del passato. Al posto dei complessi residenziali non sorgeranno nuove abitazioni, bensì aree commerciali. Secondo i sindaci competenti sull’area, uno dei grandi errori è stato quello di creare in passato aree per edilizia convenzionata mista a commerciale, creando di fatto un ghetto suburbano. Questo non avverrà più: la zona sarà adibita solo a fine commerciale.
Ma davanti alla necessità di demolire dei palazzi per risolvere una situazione di degrado sociale, ci si deve chiedere come si è potuto arrivare a questo punto di non ritorno.
Zingonia non è un Comune, non è un quartiere e nemmeno una città. Ma allora che cos’è? Innanzitutto un sogno infranto. Un ambizione spezzata nata da un’idea dell’architetto Renzo Zingone che negli anni Sessanta concepì la creazione di un polo residenziale e industriale d’eccellenza alle porte di Bergamo. Se lo sviluppo industriale ci fu, lo stesso non si può dire per il settore residenziale che non decollò. Così il progetto venne ridimensionato negli anni Settanta e l’area frammentata sotto il controllo dei cinque comuni della pianura bergamasca su cui il progetto aveva visto la luce (Osio sotto, Boltiere, Verdello, Verdellino e Ciserano) venne progressivamente abbandonato a se stesso. Nel corso degli anni la situazione è andata degenerando con l’arrivo delle comunità di immigrati che oggi costituiscono la metà degli abitanti dell’area.
Eppure Zingonia ora sembra alzare la testa e voler voltare pagina.

La decisione della demolizione dei complessi del degrado è il segnale più forte della volontà di cambiare pagina a cui si aggiunge la ristrutturazione del Grand Hotel (abbandonato fino a un paio di anni fa e covo prediletto per i viados che battono la zona), l’eccellenza del Policlinico San Marco e il centro di allenamento dell’Atalanta.
Oltre a Zingonia, in Lombardia a godere del fondo per lo sviluppo, saranno anche le aree di Pieve Emanuele nel milanese e il residence Prealpino di Bovezzo nel Bresciano.

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