Bergonzoni siede al "Tavolo delle trattative": come gambe ci sono otto arti artificiali

Sabato alla Casa degli Artisti lo spettacolo nato su ciò che resta delle guerre: "Restituiremo dignità alle vittime"

Bergonzoni siede al "Tavolo delle trattative": come gambe ci sono otto arti artificiali
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Sabato primo novembre, dalle 16 alle 20, Casa degli Artisti di corso Garibaldi presenta "Il tavolo delle trattative", un'installazione agita di Alessandro Bergonzoni, realizzata in collaborazione con Emergency. Dopo le tappe di Bologna e Roma, l'installazione arriva a Milano, negli spazi della Casa, e sarà visibile al pubblico dalle 16 alle 18 dopodiché, a partire dalle 18.30, seguirà il momento performativo di Bergonzoni insieme ai suoi interlocutori.

Otto arti artificiali, provenienti dal Centro di riabilitazione di Emergency in Iraq, diventano le gambe di un tavolo che, privo di gambe proprie, trova sostegno in ciò che resta delle guerre. Su quel piano di legno, ferro, forex e cemento che poggia - simbolicamente e concretamente - su corpi mutilati e vite spezzate dai conflitti, l'artista costruisce un gesto di restituzione: un modo per ridare visibilità e voce a chi la violenza ha colpito nel corpo. "Questo tavolo vive in tutti i teatri di guerra: anatomico e simbolico, per sviscerare come accordarsi, per smettere di sacrificare civili, e restituire dignità a chi non vuole più uccidere né essere ucciso" spiega Bergonzoni. Parteciperanno al Tavolo delle Trattative: FAM (Francesca Alfano Miglietti), Christian Gangitano, Graziano Folata, William Aparicio, Francesco De Molfetta, Mariangela Bombardieri e altri artisti.

Saranno gli artisti che abitano e hanno abitato la Casa ad intervenire al tavolo. Bergonzoni non modera, ma officia l'incontro: incalza con domande, provoca, ribalta prospettive. Chiede ai partecipanti di mettersi nei panni degli altri, per ridare alla parola pubblica la sua funzione più profonda, quella di ricostruire legami, non di dividerli. Il "Tavolo delle Trattative" è una scultura performativa, ma anche un dispositivo di consapevolezza. Un tavolo anatomico e politico insieme, che svela su cosa poggia davvero ogni diplomazia e ogni compromesso: sugli arti, e dunque sulle vite, di chi li ha perduti per sempre. "È una sala operatoria del pensiero, dove si tenta di riattivare il contatto, di negoziare non solo posizioni ma umanità, di riconoscere che ogni trattativa - etica, politica o personale - deve ripartire dai corpi e dalle ferite che la realtà ci consegna".

Per Casa degli Artisti questa tappa milanese rappresenta l'occasione di "riaffermare la funzione pubblica

dell'arte come pratica di ascolto e responsabilità". Un gesto "che unisce l'urgenza etica di Emergency alla capacità di Alessandro Bergonzoni di trasformare la parola in atto e la scena in spazio di coscienza collettiva".

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