Roma Maria Luisa Busi ringhia, il centrosinistra urla al regime, e intanto al Tg3 il direttore Bianca Berlinguer è pronta a «copiare» Minzolini, ma stavolta nessuno ci vede una rappresaglia.
Ieri, a proposito della missiva spedita alla bionda conduttrice, la Rai ha precisato di aver solo «puntualizzato» alla Busi le disposizioni aziendali previste per le interviste (che andrebbero autorizzate preventivamente), e di non averla né ammonita né sanzionata. Ma la telegiornalista, che su Repubblica aveva definito «rappresaglia» gli avvicendamenti alla conduzione decisi dal direttore del Tg1 Augusto Minzolini, sceglie comunque di far lavorare gli avvocati. E annuncia di voler sporgere querela «contro ignoti per violazione del segreto epistolare» dopo aver «appreso dal quotidiano il Giornale di essere destinataria di una lettera aziendale».
Ma a difendere la conduttrice, prima ancora del suo legale, arriva lestissima unalzata di scudi dal centrosinistra, immancabilmente guarnita da termini come «regime» e «censura». Questultimo lo si deve al senatore Vincenzo Vita, componente della commissione di vigilanza sulla Rai. A proposito della lettera diretta alla Busi, Vita osserva che «se fosse vera la notizia saremmo di fronte a un caso assai serio di censura». Ma non solo: sempre lesponente Pd vede nel richiamo alle regole previste per le interviste «una fotografia del nostro tempo», perché «Minzolini scorrazza come vuole e la Busi viene ammonita». Sempre dalla commissione di Vigilanza arriva il secondo soccorso politico alla Busi, «firmato» dal senatore Francesco «Pancho» Pardi. La blanda missiva di viale Mazzini basta a far esclamare al parlamentare dellIdv che «non ci sono dubbi: siamo ormai al regime». «Laccusa mossa alla Busi è quella di aver leso limmagine dellazienda - scrive Pardi - ma se cè qualcuno che lo fa quotidianamente è proprio la stessa direzione Rai che ha ridotto il servizio pubblico a megafono esclusivo del presidente del Consiglio e del suo clan». Tanto che lesponente dellItalia dei valori ritiene che persino «il parziale successo elettorale del centrodestra» sarebbe stato «ottenuto grazie a un uso monopolistico dei mezzi di comunicazione». E il risultato delle regionali, conclude Pardi, «ha addirittura aumentato larroganza dei cultori della servitù volontaria e il senso di impunità di questi signori». Al coro si unisce lex Idv Giuseppe Giulietti, portavoce di «Articolo 21», che bolla la letterina come «atto di intimidazione».
E mentre i cambi alla conduzione voluti da Minzolini fanno evocare purghe e svolte dittatoriali, si parla poco e niente del carosello di mezzobusti che si prepara al Tg3. La redazione del giornale diretto da Bianca Berlinguer è in fermento, il cdr avrebbe le antenne alzate. Motivo, appunto, un probabile giro di avvicendamenti che dovrebbe smuovere le acque per ledizione principale, quella delle 19, attualmente affidata a Maria Cuffaro e al vicedirettore Giuliano Giubilei. In pole per sostituire questultimo, tra gli altri, Riccardo Chartroux - che è marito della Busi - Niccolò Bellagamba e Gianfranco Fulgenzi. Ma nelle grazie del direttore ci sarebbe anche il «nuovo arrivato» Riccardo Colzi, provenienza Tg1, mentre sono «scappate» Nadia Zicoschi (verso il Tg2) e Loredana Quattrini (sbarcata a RaiSport).
Se i «fedelissimi di Bianca» sarebbero comprensibilmente soddisfatti del rimpasto prossimo venturo (la stessa direttrice vorrebbe tornare in video nelledizione principale del tg della terza rete), il resto della redazione non lavrebbe invece presa bene. Ma non è detto che il mischione che coverebbe al Tg3 possa accendere critiche roventi sulla falsariga dei cambi in video al Tg1. Cè chi preferirebbe il silenzio, cdr permettendo. Una seconda polemica meno strumentalizzabile politicamente, infatti, rischierebbe di disinnescare, o almeno diluire, l«affaire Minzolini».
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