da Roma
Nel giorno del battesimo dell’assemblea costituente del Partito democratico, Silvio Berlusconi prende carta e penna e spedisce un messaggio non proprio affettuoso alla nascente creatura politica, frutto della fusione di Ds e Margherita. Il giudizio è tranchant, il messaggio è diretto: la nuova creatura è frutto soltanto dell’esigenza di procedere a un tentativo di maquillage in vista delle possibili elezioni.
«Il Pd è solo un matrimonio di interesse che regolarizza la trentennale convivenza tra gli ex democristiani di sinistra, quelli che don Sturzo chiamava i comunisti spuri, e i post comunisti, tra i più pervicaci avversari del riformismo» scrive in un messaggio inviato a Ferdinando Adornato in occasione dell’assemblea dei club Liberal. «Un’iniziativa mossa dalla necessità di dover riequilibrare il buco nero di consensi nel quale l’attuale governo ha precipitato la sinistra». I toni si fanno ancora più duri quando nel pomeriggio Berlusconi si collega telefonicamente con Francesco Giro e con la platea riunita a Roma per i congressi dei 19 municipi capitolini di Forza Italia. «Siamo oltre il 30% dei consensi, siamo il primo partito italiano. A Milano mi è sembrato grottesco sentire un leader attaccare i sondaggi che ci danno al 30% e dopo proporre come attendibile un sondaggio che collocherebbe il Pd tra il 29 e il 38%. Non bisogna essere laureati in statistica per capire che stanno letteralmente dando i numeri». «Sono parole che rendono Veltroni uguale a molti protagonisti della sinistra» continua il leader del centrodestra. «Ma io sono ottimista e guardo le cose in positivo: lui mi ha fatto un complimento inaspettato, ha ricordato che per 13 anni almeno metà degli italiani mi ha voluto presidente del Consiglio in quattro elezioni. Ha ragione Veltroni - sottolinea - è un vero record europeo». E alla critica di aver calcato troppo a lungo la scena politica, il Cavaliere risponde: «Lui è in politica da 35 anni. È un piccolo lapsus che la dice lunga su come quelli della sinistra tengono in considerazione la sovranità popolare e la volontà dei cittadini».
Al di là dei commenti sull’attualità di giornata, però, il presidente di Forza Italia ci tiene soprattutto a rilanciare il cammino verso il partito unico del centrodestra, «un sogno che è ormai alla nostra portata» e «regalerà al nostro Paese un bipolarismo maturo e consolidato. Dobbiamo ripartire su quella strada perché lo straordinario popolo delle libertà che ci segue e ci incoraggia ce lo chiede a gran voce. Ci vuole un solo grande partito, un partito liberale, popolare, nazionale, cristiano e riformista che sia in Italia quel che è in Europa il Ppe. È un compito al quale non possiamo sottrarci. È un progetto destinato a caratterizzare la politica italiana per i prossimi decenni che vorrei vedere realizzato come segno d’amore per il nostro Paese». Berlusconi invita a ripartire dall’assemblea costituente «cui eravamo riusciti a dare vita nel 2005» quando «abbiamo scritto insieme la carta dei valori di un nuovo soggetto politico che avrebbe poi potuto stipulare un’alleanza federativa con la Lega sulla falsariga di quanto avviene in Germania tra Cdu e Csu».
Se Silvio Berlusconi torna a coltivare il suo «sogno nel cassetto», da Gianfranco Fini arriva la doccia fredda: «Smettiamola con le ipocrisie. Il partito unico non è all’ordine del giorno. È la legge elettorale che ha determinato il ritorno alla logica della competizione tra alleati. Negare questo vuol dire negare l’evidenza». Il presidente di An non si illude: «Che sia il partito unitario o la federazione, le possibilità sono poche. In attesa che si faccia costruiamo almeno il progetto politico. C’è un deficit di progetto nel centrodestra: se domani si vota e vinciamo le elezioni, il giorno dopo cosa facciamo?». Contraria al partito unico resta anche l’Udc che testimonia tuttavia «la disponibilità al dialogo» con un messsaggio di Pier Ferdinando Casini e un intervento del segretario Lorenzo Cesa: entrambi rilevano che unire tutte le forze del centrodestra non si può, ma quelle che stanno insieme già nel Partito popolare europeo sì, cioè Forza Italia e Udc. «Ci sono tante coincidenze tra il mio pensiero e l’ispirazione cristiana e liberale che voi rappresentate - scrive Casini nel messaggio a Liberal - su queste basi potrà nascere un grande partito dei moderati italiani radicato nel Ppe fortemente impegnato ad evitare derive populiste per il nostro Paese».
La giornata si chiude con un nuovo, duro attacco di Berlusconi a Veltroni. «Tutti ormai sono consapevoli del degrado di Roma» dice il leader azzurro. La Capitale, attacca il Cavaliere, «si è dimostrata lontana dagli anziani». Per questo come Forza Italia «chiediamo fondi aggiuntivi e straordinari da sottrarre alle manifestazioni, ai circenses e alle feste per loro.
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