Berlusconi: "Bravo Fini, presidente super partes"

"Chapeau". Il premier rende merito al "super partes" Fini: "Nessuna incomprensione". Ma per Bossi Fini "ha qualche difficoltà di giovinezza". L'ultima crociata della Lega: le spese dei sindaci

Berlusconi: "Bravo Fini,  
presidente super partes"

Roma - «Chapeau». Silvio Berlusconi rende merito al «super partes» Gianfranco Fini. Assicura che tra loro «non c’è nessuna incomprensione» e stoppa così nuove frizioni, incomprensioni pubbliche con il presidente della Camera. Che nel criticare, martedì, le motivazioni con cui il governo ha posto la fiducia al decreto anticrisi, «ha solo inteso difendere le prerogative del Parlamento». Quindi, «chapeau, punto e basta», visto che «ha un ruolo istituzionale e lo svolge bene, in modo non partigiano». Tra l’altro, aggiunge, «non bisogna drammatizzare queste cose». E poi, «non ho sentito» il suo monito «per nulla rivolto a me», visto che «non avevo preso nemmeno io la decisione».

Incassato il via libera di Montecitorio con ampio margine (327 sì, 252 no e 2 astenuti), che testimonia come non ci sia stato «nessun voto sofferto», con «75 consensi in più, per lo scarto più alto a nostro vantaggio in questa legislatura», il Cavaliere ne approfitta per lanciare messaggi distensivi. In direzione An, ma anche verso gli alleati del Carroccio. In ogni caso, rimarca, nella maggioranza «non c’è nessuna fibrillazione, in maniera più assoluta, al riguardo di nessun argomento». E con la Lega, aggiunge, «non ho registrato alcun problema sul tema della giustizia», dove «non mi risultano punti in discussione, eccetto la questione che riguarda le sanzioni per chi imbratta i muri del centro storico o i monumenti», quelli che il Senatùr considera «i libri del popolo». Un punto su cui forse si arriverà a una modifica, cassando l’anno di carcere previsto e «inserendo pene pecuniarie per gli imbrattatori, obbligati a riparare» i danni.

E se tutti s’interrogano, s’attendono da un momento all’altro un faccia a faccia con Fini che non arriva, il premier sfrutta il pomeriggio trascorso a Montecitorio per riunire parte del governo, fare il punto su alcuni provvedimenti e discutere con Umberto Bossi. E pure sull’incontro con il ministro per le Riforme (a cui partecipano il titolare del Tesoro, Giulio Tremonti, il capogruppo della Lega, Roberto Cota, il presidente della commissione Bilancio, Giancarlo Giorgetti e per un po’ anche il reggente di An, Ignazio La Russa) il Cavaliere si sofferma a parlare con i cronisti, in Transatlantico, definendolo «piacevolissimo», in cui «abbiamo riso, scherzato». «C’è un clima positivo - rilancia -. D’altronde, scusatemi, vedendo le condizioni in cui si trova l’opposizione, non dovremmo essere allegri?». Un mini-vertice, dunque, da cui il Senatùr esce con la conferma al via libera alla liberalizzazione delle rotte di Malpensa.

Si volta pagina. Dopo aver garantito la tenuta della maggioranza e del governo, il presidente del Consiglio si sofferma infatti sulla road map relativa alla riforma della giustizia. E così ribadisce che «inizieremo l’esame al Consiglio dei ministri in programma il 23 gennaio. E nel giro di due, tre riunioni, ritengo di poter presentare la riforma complessiva». Berlusconi pronostica che spenderà «circa un’ora e mezzo» per presentare il provvedimento, poi ricorda che il Guardasigilli, Angelino Alfano, ha avuto diversi contatti con gli esponenti del centrosinistra, tanto da riferire: «Mi risulta che ci siano larghe condivisioni, da parte dell’opposizione, per la nostra riforma». «Il nostro obiettivo è farla - ripete - anche perché ce lo chiedono i cittadini e dobbiamo rispondere alle loro attese». Si deve trovare la «condivisione» con gli alleati, ma bisogna cercare pure la «collaborazione» degli avversari politici. In ogni caso, sottolinea, «faremo cose di buon senso» per arrivare «alla soluzione dei problemi».

Si passa al capitolo Pdl. E se appena uscito dall’aula risponde con un eloquente gesto della mano, come a dire «ma siete matti?», a chi gli chiede se possa davvero slittare la nascita del partito unico, viste magari le fibrillazioni tra via dell’Umiltà e via della Scrofa, più tardi si esprime in maniera esplicita. E conferma che il congresso costituente «si terrà, probabilmente a Roma, il 27 marzo», perché quel giorno «ricorre la data della prima nostra vittoria». Sul confronto in materia con Fini, invece, afferma: «Non ho mai avuto rapporti con lui» su questo argomento, «perché ho continuità quotidiana di contatti con il coordinatore di Alleanza nazionale, che è Ignazio La Russa. E poi - prosegue - li ho pure con il capogruppo al Senato, Maurizio Gasparri, con cui ci sentiamo al telefono diverse volte al giorno».

Prima di lasciare però Montecitorio e recarsi a palazzo Chigi - per discutere di Alitalia e Malpensa con il sindaco di Milano, Letizia Moratti e riunire i ministri economici per fare il punto sulla questione energetica - Berlusconi torna sulla sua assenza, annunciata il giorno prima, alla cerimonia ufficiale d’insediamento del nuovo presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. E spiega: «Non ci va nessun capo di Stato e di governo, non c’è mai andato nessuno, non siamo invitati». «Quello che ho detto», cioè «non sono una comparsa», per il Cavaliere «non è assolutamente una gaffe, ma una semplice battuta». E con Obama, garantisce, «non ho nessun problema». Anzi, «vedrete che avrò rapporti uguali a quelli che ho avuto con Clinton e con Bush».

Al neopresidente, continua Berlusconi, «ho fatto tra l’altro degli auguri affettuosi e domani (oggi, ndr) gli manderò una lettera. Con lui - conclude - cercherò di impostare la soluzione del problema con la Federazione russa».

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