da Roma
Romano Prodi viene intercettato. Le telefonate finiscono sui giornali (prima su Panorama). Il presidente del Consiglio esprime «assoluta solidarietà» all’ex premier. E nel Pd scatta la dietrologia.
Tutto nasce da una frase utilizzata da Silvio Berlusconi per esprimere la solidarietà al predecessore «intercettato». «Questa è l’ennesima ripetizione di un copione già visto. È grave che ciò accada - osserva una nota di Palazzo Chigi -. E il Parlamento deve sollecitamente intervenire per evitare il perpetuarsi di tali abusi che - prosegue - tanto profondamente incidono sulla vita dei cittadini e sulle libertà fondamentali».
Immediatamente, scatta nel centrosinistra la strategia dietrologica. Il ragionamento che si fa largo è il seguente: le intercettazioni di Prodi vengono pubblicate da Panorama, settimanale del gruppo Mondadori; quindi, di Berlusconi. Ne consegue che si tratta di una mossa voluta dal premier per spingere anche il Pd a volere una legge sulle intercettazioni.
Teorema che Marco Minniti mette nero su bianco. «Non vorrei che ci fosse qualche connessione tra i due fatti», commenta il ministro dell’Interno-ombra del Pd. «A pensare male si fa peccato, ma qualche volta ci si azzecca», aggiunge.
Ma c’è anche un esponente del Pdl che pensa male. Ed è Piero Testoni. «Non c’è bisogno di essere maliziosi - commenta l’esponente del Pdl - per ipotizzare che qualcuno nel Pd avrà sicuramente fatto il tifo perché queste conversazioni - per quanto prive di rilevanza penale - fossero divulgate». Motivo? «Da tempo la dirigenza veltroniana non riceve certo carezze da Prodi e dai prodiani».
Insomma, da una parte e dall’altra degli schieramenti partono sospetti e veleni reciproci. Fino al punto che Walter Veltroni arriva a definire «falsa» la solidarietà espressa da Berlusconi a Prodi sulle intercettazioni: «sarebbe bastato che i giornali di sua proprietà non le pubblicassero». E Antonio Di Pietro rileva che Berlusconi è solidale per interesse.
Schermaglie politiche sulla sincerità di una solidarietà; ma non sulla sostanza. Su questa interviene Giorgio Merlo del Pd. «È indubbio - dice - che il capitolo intercettazioni deve trovare una definitiva regolamentazione legislativa. Non credo - aggiunge - che esistano temi tabù che non possono essere affrontati dalle assemblee legislative». Esattamente il contrario di quel che dice Prodi, che non vuole interventi legislativi sulle intercettazioni. Eppure il suo governo approvò in Consiglio dei ministri un disegno di legge sulle intercettazioni, a firma di Clemente Mastella.
E ora interventi per frenare l’uso delle intercettazioni vengono auspicati da diversi esponenti del Pdl (Ghedini, Bongiorno, Capezzone) e dallo stesso presidente del Senato.
A una condizione, dicono più o meno in coro Niccolò Ghedini e Giulia Bongiorno: che non rappresenti un bavaglio ai giornalisti. «Non deve punire i giornalisti, ma chi fornisce loro il materiale».
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