E insomma Carlo Calenda, uno che ha più tatuaggi che voti - quando si candidò a sindaco di Roma si fece tatuare la scritta «SPQR», dopo fu la volta di una «A», quella del suo partito, Azione, e prima ancora di uno squalo, ciò che vorrebbe essere e non è , con un entusiasmo adolescenziale degno di peggior causa l'altro giorno ha deciso di farsi cancellare la faccia di Renzi e si è fatto fare un tridente, simbolo dell'Ucraina.
A quel punto è successo di tutto: lui ha postato la foto del braccio tatuato sui social, l'ambasciata russa ha protestato, La7 lo ha intervistato, i giornali hanno dedicato pezzi di costume sui vip che si tatuano dopo i 50 anni (età in cui semmai ti fai l'amante, o la barca, non un tatuaggio).
Comunque. Noi conosciamo bene, Carlo, il tuo anelito alla libertà contro il dispotismo russo, e sai come la pensiamo sugli antichi imperi schiavisti e imperialisti. Roma Calenda est. Ma il tuo tatuaggio - eticamente coraggioso, esteticamente triste - non si capisce se sia lo stemma che simboleggia l'indipendenza del popolo ucraino, il simbolo delle organizzazione naziste ucraine o il logo della Maserati.
Sta di fatto che adesso sembra che Zelensky voglia tatuarsi la faccia di Calenda.
Bravo Carlo. La prossima volta però stai attento a scegliere qualche antico simbolo religioso euroasiatico, tipo la swastika. Potrebbe sollevare qualche perplessità tra i tuoi elettori.
E per il resto, Slava Parioli Carlo!