Un giudizio durissimo che minaccia di investire il progetto CityLife che sorgerà nell’area della vecchia Fiera, Porta Nuova e forse anche la nuova sede della Regione. E magari anche la grande torre da duecento metri inizialmente pensata per celebrare, come fece Parigi con la tour Eiffel, l’esposizione universale. Che invece ora il sindaco Letizia Moratti vorrebbe sostituire con un Centro per lo sviluppo sostenibile. A Berlusconi, insomma, oggi politico, un tempo costruttore (obiettivamente) di successo, non piacciono le grandi torri che in pochi anni dovranno cambiare l’orizzonte di una città finora cresciuta quasi esclusivamente in orizzontale. «
Quello di City Life è un progetto eccezionale e per la città è imprescindibile », si difende immediatamente l’assessore allo Sviluppo del territorio Carlo Masseroli, pure lui di Forza Italia. E assicura che «non ci saranno ripensamenti di nessun tipo». «Chiunque - spiega - può avere un parere sull’architettura, e penso che Berlusconi abbia voluto puntare l’attenzione sulla valorizzazione degli architetti italiani. Ma quella di City Life è un’operazione internazionalmente riconosciuta come tra le migliori al mondo». Un progetto che ieri è stato approvato in Consiglio di zona. E subito replica anche a chi, dopo la vittoria dell’Expo, teme l’arrivo di una colata di cemento. «Ho sentito che molti Comuni sono preoccupati per quello che accadrà, ma nel giro di quindici giorni li convocheremotutti. Insieme con la Provincia e la Regione presenterò loro il Piano di governo del territorio di Milano, perché vogliamo che sia coordinato con i Piani di tutti gli altri Comuni che verranno coinvolti».
E a proposito di Provincia. «I grattacieli? Beh a me personalmente piacciono poco - interviene il presidente Filippo Penati - Però questo è solo il mio gusto. Milano come tutte le grandi metropoli del mondodeve confrontarsi con il tema dell’architettura contemporanea. E il bello non è solo la testa rivolta al passato». E le proteste? «Il rischio è semmai fare percorsi non partecipati, progetti imposti dall’alto. Col risultato che per costruire questi moderni campanili, anziché unire come si dovrebbe la comunità, si finisce per spaccarla».
E quindi? «Alla fine le torri sono importanti per le firme dei grandi architetti, ma soprattutto per il ruolo che svolgono. Pensiamo ai musei Guggenheim o alla nuove sede del New York Times costruita dal nostro Renzo Piano. Anche a Milano i nuovi edifici diventeranno dei simboli solo se ospiteranno delle funzioni di eccellenza ».
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