Berlusconi indaga. «Ma basta fango»

RomaUn primo giro d’orizzonte l’ha fatto nei giorni scorsi con l’aiuto di Niccolò Ghedini. Che ormai da qualche settimana ha messo da parte i faldoni che riguardano le inchieste del Cavaliere per studiare le carte che con cadenza quotidiana escono sui giornali. Quelle su Claudio Scajola, certo. Ma pure le indagini su Guido Bertolaso, Denis Verdini e Sandro Bondi. E non solo, visto che nell’occhio del ciclone ci sarebbero anche altri due ministri e un pezzo da novanta della pubblica amministrazione.
Un primo approfondimento, insomma, perché Berlusconi è più che deciso ad andare a fondo della vicenda. «Intollerabile» - spiega nelle sue conversazioni private - perché «come al solito si stanno gettando sul tavolo nomi alla rinfusa», lasciando che il fango colpisca tutti indistintamente. Ma «inaccettabile» anche per un’altra ragione, perché oggi «le accuse sono di arricchimento personale» e l’impressione che qualcuno si sia fatto prendere la mano il premier ce l’ha. Per questo il Cavaliere vuole seguire la cosa di persona, tanto da aver chiesto giovedì sera a Bertolaso di presentarsi a Palazzo Grazioli per relazionarlo per filo e per segno sulla situazione. Il garantismo è nel mio Dna - è il senso dei suoi ragionamenti - ma pur essendo stato la prima vittima dell’accanimento giudiziario mai e poi mai sono stato accusato di essermi personalmente arricchito. Ed è questo quello che a Berlusconi non va giù, il fatto che persone a lui vicine possano davvero aver approfittato della loro posizione per un proprio tornaconto. Per questo «quando si passerà dalla decimazione casuale sui media alla verifica seria», il premier è deciso a non fare sconti. Tanto da spingere per un’accelerazione del ddl anticorruzione all’esame del Senato.
Nel frattempo, l’intenzione è quella di andare avanti con una sorta di contro-indagine così da aver ben chiaro lo stato dell’arte e rendersi conto in prima persona di come stanno le cose. Anche perché Berlusconi sa bene che il tema è delicato, che non c’è solo la questione dell’arricchimento personale ma pure quella della casa. È il bene primario degli italiani, la cassaforte dei loro risparmi - ragiona il premier - e quindi comportamenti arroganti o solo superficiali non possono essere ammessi. Per questo, «chiederò spiegazioni a tutti».
Così, anche se bloccato a Palazzo Grazioli per il secondo giorno consecutivo causa laringite, durante la giornata Berlusconi torna di tanto in tanto sui diversi dossier giudiziari che coinvolgono esponenti di primo piano della maggioranza. Tanto che nel pomeriggio affida alle agenzie di stampa un comunicato per dire chiaro e tondo come la pensa. «È inaccettabile - spiega riferendosi alla lista Anemone - che l’elenco dei clienti di un’azienda privata venga presentato dai giornali come una lista di colpevoli. Se ci saranno uno, due, tre casi di comportamenti illegittimi saranno i magistrati ad accertarli. E in questa ipotesi ci sarà severità di giudizio e di decisione nei confronti di chi fa politica e ha responsabilità pubbliche». Insomma, «nessuna indulgenza e impunità per chi ha sbagliato».
Il Cavaliere, dunque, continua a puntare il dito contro «queste assurde liste di proscrizione che gettano aprioristicamente e indiscriminatamente fango su persone innocenti», ma lungi da lui ipotizzare complotti o scaricare le responsabilità sulla magistratura. Certo, resta la convinzione che il timing non sia casuale e che la fuoriuscita di notizie sui giornali sia pilotata, ma non si può perdere di vista il cuore del problema perché la sensazione che siano state commesse delle leggerezze è forte. Per questo - dice ai suoi - serve che io faccia personalmente una sorta di contro-indagine, per avere un quadro completo quando ci saranno altre sorprese e potermi regolare. Perché questa situazione «non va subita». Un clima d’attesa, dunque. Ma non di resa, nonostante Bersani faccia sapere che il Pd è «attrezzato» per quando il governo imploderà. Parole che al Cavaliere certamente non hanno fatto piacere.

Uno stallo per cui potrebbe slittare anche la nomina del successore di Scajola. Resta in pole position Paolo Romani, anche se ieri è spuntato anche il nome di Francesco Casoli, senatore e imprenditore piuttosto noto, gradito sia alla Marcegaglia che a Bossi.

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