Berlino - Una giornata interamente dedicata alla crisi finanziaria, iniziata di primissima mattina sull’aereo per Berlino spulciando e sottolineando i dossier che sarebbero stati sul tavolo del vertice e terminata a sera con un bilaterale con la Merkel. Ma, soprattutto, finita con la «piena soddisfazione» per un accordo che prevede la ridefinizione delle regole della finanza partendo proprio da quel global legal standard lanciato da Tremonti al vertice di Roma della scorsa settimana. Insomma, per Berlusconi il G8 allargato voluto dalla Cancelleria tedesca è anche un successo della politica estera italiana. E per questo, forse, quando prima di partire per Milano i cronisti gli chiedono un commento sulle parole di Franceschini («il premier è contro la Costituzione»), la replica del Cavaliere è sì ferma, ma anche piuttosto prudente e contenuta. Intanto, dice ai giornalisti, «non mi fido mai di quello che voi riferite degli altri». Comunque, se così fosse, «avrebbe detto una cosa non reale perché io ho giurato sulla Costituzione e la sostengo».
Quella di Berlusconi in una Berlino imbiancata dalla neve, dunque, è soprattutto una full immersion internazionale. Anche perché, spiega, «oggi è stato fatto un passo importante» verso quelle soluzioni tecniche che «saranno discusse al G20 presieduto dalla Gran Bretagna» in programma a Londra il 2 aprile, mentre «il G8 ha il compito di proporre meccanismi politici e regolamentari di contrasto alle cause che hanno prodotto la crisi in modo che non si ripeta». E il G8 che si terrà alla Maddalena a luglio sarà presieduto proprio da Berlusconi. «Per la terza volta, un primato - dice in un’intervista al quotidiano Bild - che, se da un lato mi dispiace perché prova che sono troppo vecchio, dall’altro garantisce una leadership di saggezza ed esperienza».
A Berlino, dunque, l’intesa di massima è stata raggiunta e, soprattutto, sono stati individuati i punti su cui dovranno poi cimentarsi i ministri economici. «C’è stato un accordo assoluto», spiega il premier. Non solo sui global legal standard, ma anche sulla necessità di «decisioni condivise e coordinate» come sul «no a qualsiasi tentazione protezionista». Ma le maggiori potenze dell’Ue si sono trovate d’accordo in particolare su due punti: regole severissime sulla vigilanza degli hedge funds e lotta senza quartiere all’evasione tributaria nei paradisi fiscali.
Decisioni, sottolinea Berlusconi durante la conferenza stampa congiunta alla Cancelleria tedesca, che «vanno condivise con Stati Uniti e Cina». Con un timing - non esplicitato - che prevede al più presto un confronto con la Casa Bianca. Tanto che - ragiona il premier - i leader del G20 potrebbero andare a Washington prima del G8 di luglio e forse anche prima del summit di aprile a Londra. «Non c’è ancora nulla di deciso», spiega il Cavaliere, ma è chiaro che per «dare risposte a una crisi globale» è «indispensabile coinvolgere gli Usa preventivamente». E proprio verso Obama Berlusconi ha parole di elogio: «È un leader carismatico, capace di infondere fiducia. Sono certo che con lui si instaurerà una relazione forte. Ci lega un tratto comune, siamo entrambi uomini tesi al fare».
Il premier parla anche dello stato dell’economia italiana. Che, spiega, «si trova in una situazione relativamente migliore» rispetto ad altri Paesi perché «ha un sistema bancario solido». Il governo, poi, è stato «tempestivo nell’affrontare la crisi». «Abbiamo messo a disposizione - spiega riferendosi ai Tremonti bond - una somma importante, ma ad oggi nessuna banca ha ritenuto di profittarne». Anche se il governo, aggiunge, «continuerà ad insistere» perché «ci sono delle buone condizioni» e se le banche ne approfitteranno «potranno aumentare la massa di credito che fanno alle imprese» e di conseguenza «il flusso di denaro verso l’economia». Insomma, i Tremonti bond «garantiscono che la banche continuino a fare le banche».
Poi, prima di lasciare la Cancelleria, la battuta su Franceschini. Che, gli fanno notare i cronisti, a Ferrara ha giurato sulla Costituzione. «Mi fa piacere che abbia preso questo impegno», risponde sorridendo. Del resto, aggiunge, «sulla Costituzione abbiamo giurato tutti».
Torna poi sulle polemiche sulla Carta, ricordando di aver «partecipato per un anno alla Bicamerale presieduta da D’Alema e che «la sinistra ha modificato gran parte del Titolo V con soli quattro voti di vantaggio». Insomma - è il non detto del Cavaliere - aver ipotizzato una modifica della Costituzione nella parte che riguarda la decretazione d’urgenza non è certo un colpo di Stato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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