Cultura e Spettacoli

Berlusconi jr: «Ora parleremo del nostro vero pubblico»

Da domani l’Auditel fornirà anche gli ascolti della fascia di pubblico 15-64 anni

Laura Rio

La tv di chi guadagna e spende. La tv pagata e sostenuta dal cosiddetto pubblico «pubblicitario», in sostanza i telespettatori che orientano i propri acquisti in base agli spot visti in Tv. Da domani l’Auditel comunicherà ufficialmente i risultati d’ascolto televisivi nella fascia d’età tra i 15 e o 64 anni. Detta così, sembra un fatto burocratico. Ma dietro i numeri, ci sono interessi editoriali e commerciali fortissimi. In primo luogo delle Tv private. Non per niente è stata Mediaset a spingere perché accanto ai tradizionali dati calcolati dall’Auditel (che è una società di cui fanno parte Mediaset, Rai e La7), vengano anche forniti quelli relativi alla fascia 15-64. E Cologno comunicherà, per quanto riguarda lo share, cioè la percentuale di spettatori che guardano un programma in una determinata fascia oraria, solo i risultati di quella parte di pubblico. Per capire: di Zelig o di Carabinieri si dirà che tra il pubblico pubblicitario ha avuto uno share tot, mentre tra tutti i telespettatori (di qualsiasi età) ha realizzato tot milioni di persone.
La decisione è stata approvata all’unanimità dal consiglio di amministrazione Auditel, quindi anche dai componenti nominati dalla Rai, cosa che ha subito fatto insorgere sospetto di un «aiuto a Mediaset, un cedimento alle richieste della concorrenza», come ha sottolineato ieri in una nota Giuseppe Giulietti, capogruppo dei ds in commissione vigilanza. O, come ha detto Carlo Rognoni, consigliere della Rai, «sembra un segno di debolezza di Mediaset in un momento in cui la Rai vince negli ascolti».
«Non si tratta di alcun aiuto - risponde alle critiche Pier Silvio Berlusconi, vicepresidente di Mediaset - ma unicamente di un servizio in più fornito dall’Auditel. In sostanza non cambia nulla, perché la società continuerà a fornire tutti i dati, mentre noi comunicheremo quelli che più ci interessano da vicino, essendo noi una televisione commerciale e quindi basata sulla pubblicità. Come fanno del resto tutte le altre televisioni europee e americane. E in più avendo noi anche l’anima da editori continueremo a guardare a tutto il pubblico e a comunicare il totale degli spettatori».
Sembra un modo per spostare l’attenzione dal fatto che Mediaset quest’anno è in crisi sugli ascolti...
«A parte che Canale 5 in questa stagione primaverile è prima rete in prime time e nelle 24 ore e che noi siamo estremamente soddisfatti dei risultati, il nostro intento è solo quello di comunicare in modo coerente con il nostro modo di lavorare».
C’è chi vi accusa di considerare gli anziani cittadini di serie B...
«Assolutamente no, infatti stiamo pensando a un potenziamento di Rete 4, la nostra rete deputata a soddisfare il pubblico più adulto. E che, oltre tutto, nei risultati del pubblico 15-64 anni si vede ovviamente penalizzata».
Ma l’obiettivo sembra quello di evitare il giochino che piace ai giornali delle sfide tra i programmi più noti... Non sarebbe meglio allora ripensare tutto il sistema di rilevamento, tenendo conto dei nuovi metodi di trasmissione?
«A Mediaset non interessa la comunicazione esasperata dei dati. L’Auditel è nata come servizio per gli inserzionisti pubblicitari ed è la bussola del mercato».
Che si pensa nelle altre aziende televisive della strategia Mediaset? Ufficialmente in Rai si dice che non cambierà nulla e che si continuerà a basarsi sugli stessi dati di prima. Ma sembra che anche l’azienda di Stato voglia chiedere all’Auditel di fornire i dati ufficiali su una diversa fascia che comprenda il pubblico più anziano, quello appunto che guarda la Tv pubblica. Intanto, Giulietti e Rognoni chiedono che i rappresentanti della Rai in Auditel riferiscano di quanto accaduto in Consiglio di amministrazione Rai. In sostanza Giulietti sostiene che «sia assurdo dividere la popolazione tra chi spende di più e chi di meno».

Da parte di Sky si ricorda invece che tutto il sistema di rilevamento è obsoleto, guarda all’indietro e non tiene conto dei nuovi operatori entrati nel mercato, dai satellite alla telefonia mobile, i cui utenti non possono essere rilevati con l’attuale sistema.

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