nostro inviato a Palermo
L'Italia non è nel mirino dei terroristi islamici. È stato lo stesso presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, a rassicurare l'opinione pubblica dai timori di una recrudescenza del terrorismo. «No, assolutamente no, credo di no», ha detto il premier interpellato sull'evenienza di un possibile attacco. «Credo - ha aggiunto Berlusconi - che il comportamento del governo sia tale da poter fare escludere il fatto che il nostro Paese diventi un bersaglio singolo».
Il presidente del Consiglio ha tuttavia sottolineato che «siamo tutti preoccupati da quello che sta succedendo nel mondo arabo perché esiste questo movimento all'interno delle masse islamiche che punta non solo contro l'Occidente, ma contro gli stessi governi, accusati di essere corrotti proprio perché stanno occidentalizzando i loro Paesi».
Le dichiarazioni del premier hanno assunto un significato particolare in quanto rilasciate in occasione della commemorazione dei Patti Lateranensi che dal 1929 regolamentano il rapporto tra lo Stato italiano e la Chiesa. «La tolleranza non basta - ha detto - ci vuole anche il rispetto degli altri che è qualcosa di più». In questa direzione il valore della libertà rappresenta un traguardo. «Quello a cui noi dobbiamo aspirare - ha proseguito - è che ci sia una diffusione della democrazia nel mondo e che queste democrazie si basino su valori e principi che consentano a tutti i cittadini di essere liberi e di avere pari dignità». E il conflitto israelo-palestinese «è una ferita che dobbiamo sanare al più presto». Berlusconi, che ha parlato con i giornalisti mentre faceva shopping a Roma nella galleria Alberto Sordi, dove ha comprato per i nipoti «un teatrino con le marionette e una nave di pirati», ha inoltre escluso che si possa verificare uno scollamento della Lega dalla Casa delle Libertà in seguito alle dimissioni di Calderoli. «È la solita montatura di panna dei giornali», ha chiosato il premier sottolineando che ogni problema con la Lega Nord «è stato già risolto da domenica sera, l'abbiamo dichiarato subito che siamo in sintonia con questi punti programmatici indicati dalla Lega». Quanto allinterim delle Riforme, per il premier «non ce nè bisogno». E a Prodi che lo ha accusato di dilettantismo «nessuna risposta».
Le parole del presidente del Consiglio sono giunte alla conclusione di una giornata nella quale due ministri, Gianfranco Fini e Claudio Scajola, avevano suggerito che la contrapposizione tra Occidente e Islam si può superare solo promuovendo la cultura del dialogo contro quella del fanatismo, ma soprattutto evitando strumentalizzazioni degli scontri di Bengasi. Un chiaro messaggio di distensione lanciato dal governo agli imprenditori e alla classe politica del Medio Oriente e del Nord Africa, riuniti a Palermo per il Forum economico del Mediterraneo.
«Fino a questo momento - ha sottolineato il vicepremier Fini - abbiamo puntato sullo sviluppo economico e sociale. Bisogna invece fare un ulteriore sforzo per rimuovere soprattutto l'ignoranza e il fanatismo». L'apertura bilaterale alle ragioni e alle prerogative di una cultura diversa rappresenta l'unico percorso possibile. «Non esiste - ha aggiunto Fini - una religione o una tradizione superiore alle altre, ma esistono valori comuni che sono fondamentali a tutti i monoteismi come la centralità e dignità della persona umana». Gli stessi scontri di Bengasi, ha puntualizzato il vicepremier, sono avvenuti in una regione come la Cirenaica «che confina con l'Egitto ed è la parte in cui è più agevole prevedere l'infiltrazione di elementi islamici». A questo proposito il titolare della Farnesina ha sottolineato che «si tratta di vicende che riguardano anche il tentativo in atto di destabilizzare il regime di Gheddafi». «Non c'è stata - ha aggiunto Fini - la rottura dei rapporti diplomatici con la Libia e non c'è nulla da fare se non continuare a collaborare con le autorità libiche e garantire l'incolumità dei nostri connazionali».
Il ministro delle Attività produttive Scajola ha usato espressioni analoghe a quelle del vicepremier. «Tra dialogo e conflitto - ha detto - noi sceglieremo sempre il dialogo: governi e popoli del Mediterraneo non sono antagonisti, ma stanno dalla stessa parte contro un nemico comune che si chiama fanatismo».
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