Milano - E' tornato in Italia Silvio Berlusconi. E' rientrato nella sua casa di Macherio dopo cinque giorni trascorsi a Cleveland per l'operazione di inserimento di un pacemaker cardiaco. «Dico grazie di cuore a tutti coloro che mi hanno mandato i loro auguri per telegramma, per sms o chiamando i centralini di tutte le sedi di Forza Italia. Spero di meritarmi il vostro apprezzamento continuando a lavorare per il bene di tutti». Il Cavaliere trascorrerà le Feste insieme alla sua famiglia nella villa di Arcore.
«Silvio Berlusconi, Italy, PM», recita la scritta sulla cartellina di plastica grigia. Sull’ascensore che dalla suite al quindicesimo piano dell’Intercontinental porta al terzo - dove parte la skyway che collega l’hotel alla Cleveland Clinic - un medico in camice bianco, alto e dai tratti leggermente mediorientali, stringe tra le mani i risultati dell’ultima visita di controllo al Cavaliere. Sono le otto e mezza di mattina, le 14.30 ora italiana, e la terza notte americana dopo l’impianto del pacemaker è passata tranquilla.
Davanti alla grande vetrata con vista sullo skyline di Cleveland e sul lago Erie, il leader di Forza Italia si concede una colazione a base di tè. Al rientro, ormai, mancano poche ore. Andrea Natale, il primario dell’Heart Center che lunedì scorso ha eseguito l’intervento, ha già dato il suo via libera a che il paziente lasci la clinica. Cosa che avverrà in serata, nella notte tra giovedì e venerdì in Italia. L’aereo privato - sul quale salirà anche la figlia Eleonora che dal suo arrivo in clinica non l’ha lasciato un attimo - atterrerà direttamente a Milano, dove il Cavaliere trascorrerà il Natale con la famiglia.
Anche la mattina di ieri, come la giornata di mercoledì, è andata via tra la lettura della rassegna stampa, arrivata direttamente da Palazzo Grazioli, e le molte telefonate con Roma. Tanti i telegrammi di auguri, anche dai leader dell’Unione (Massimo D’Alema su tutti). E pure un lungo colloquio con il capo dello Stato Giorgio Napolitano che si è voluto sincerare delle sue condizioni. Un breve contatto c'è stato anche con il vicepresidente Usa Dick Cheney, anche se la telefonata è stata rinviata ai prossimi giorni per impegni sopravvenuti. Poco, invece, il tempo da dedicare al lavoro arretrato, comunque smaltito in buona parte nei giorni scorsi. Già prima di pranzo, infatti, sono iniziati i preparativi per il rientro. «Sono sulla via del ritorno, domani (oggi, ndr) sarò in Italia», fa sapere il Cavaliere parlando con deputati e senatori a Roma.
E in una breve intervista telefonica a Tg1, Tg2 e Tg5 fa anche un po’ di autocritica. «Probabilmente - dice - ho esagerato, soprattutto negli ultimi tempi, perché non ho saputo dire no a tutti i club di Forza Italia e ai Circoli della libertà che mi chiedevano di andare da loro la sera. Dopo una giornata di lavoro, significa mettersi in macchina, arrivare, salutare tutti, fare un discorso di un’ora o più, passare a tutti i tavoli, stringere 500 o 800 mani, fare le foto con tutti, scrivere le dediche e poi andare a letto alle tre o alle quattro di notte».
Insomma, ammette il Cavaliere, «forse ho avuto un po’ di presunzione sulla mia capacità di continuare in un trend lavorativo così impegnativo e adesso mi sono dovuto arrendere di fronte all’evidenza. Ma ora, dopo questo piccolo intervento, una specie di “tagliando”, mi sento bene e spero di poter essere ancora utile al mio Paese e ai miei concittadini e di poter operare soprattutto per chi è più debole e per chi ha più bisogno». Poi, un’ultima occhiata insieme a Valentino Valentini a qualche relazione arretrata e a un po’ di documenti da firmare. Ma ormai il ritorno è imminente. Alla fine, la trasferta americana ha avuto gli effetti sperati, visto che la distanza e il fuso orario hanno consentito al Cavaliere di prendersi un po’ di riposo dalle cose italiane. Merito anche di Valentini, che pur di tutelare al massimo la sua privacy ha imposto alla reception dell’Intercontinental di non girare alcuna telefonata nella suite del Cavaliere e dirottare quelle americane sul suo cellulare.
Ancora ieri, Andrea Natale è andato ripetendo a lungo che Berlusconi è stato un «paziente modello».
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