C’è l’uomo politico che denuncia i disastri della sinistra e chiede fiducia agli elettori con un programma concreto ma c’è anche l’uomo «tout court» con le sue abitudini, i suoi affetti, le sue preoccupazioni nell’intervista che Silvio Berlusconi ha concesso a Paolo Scarano di Gente. Un botta e risposta che si può leggere nel numero del settimanale da oggi in edicola e di cui, per gentile concessione dell’editore, pubblichiamo ampi stralci. Si scopre così che la giornata-tipo del Cavaliere comincia alle 7.15 per finire alle 2.30 di notte e che il suo rimedio antistress è uno solo: avere il sole in tasca.
Paolo Scarano
Come si svolgono le sue
giornate in attesa del voto
del 13 e 14 aprile? A che
ora si sveglia e quando va a
dormire? Segue una dieta
particolare?
«Mi alzo alle 7.15. Vado a
nanna alle 2.30, dopo aver
letto i giornali, che mi arrivano
intorno all’una e mezzo.
La media giornaliera degli
appuntamenti è di 15-20, di
norma 20minuti per ciascuno.
Le telefonate, tra un appuntamento
e l’altro, sono
una cinquantina. Pranzo e
cena sono
invariabilmente
riunioni
di lavoro.
Nessuna
vera
dieta, se
non l’abitudine
a un
menu semplice
e poco
calorico.
Si cambia,
naturalmente,
se sono
chiamato a
interventi
pubblici o
televisivi.
Dopola riunione
per
la cena, appena
possibile,
lavoro
alla scrivania
per studiare,
stilare
dichiarazioni,
correggere
interviste, preparare
gli interventi del giorno
dopo. Così per sei giorni alla
settimana. Come vede sono
quasi in odore di santità...».
Con chi si consiglia sulle
scelte politiche? Su quali
persone punta per le decisioni
più importanti?
«Ne discuto con tutti i miei
collaboratori, con gli alleati,
con gli esperti delle varie materie
e alla fine decido io. Ma
ho sempre al mio fianco
l’onesto e trasparente Sandro
Bondi, il geniale Giulio
Tremonti e quell’inviato dalla
Provvidenza che è Gianni
Letta».
Si consulta anche in famiglia,
conmoglie e figli?
«Questa vita e questo lavoro
mi fanno stare troppo spesso
lontano
da loro.
Q u a n d o
stiamo insieme
cerco
di non
far pesare
le mie preoccupazioni
e i miei
problemi.
Cerco di seg
u i r e
l’esempio
di mio padre,
che anche
nei momenti
difficili
del suo
lavoro lasciava
fuori
dalla porta
le negatività
e con il
suo arrivo
riempiva
la casa di
serenità e
di sole. Proprio
pensando
a lui ho insegnato ai
miei collaboratori ad avere
sempre “il sole in tasca” e a
regalarlo a tutti, a casa, in
ufficio, nel lavoro».
Teme Walter Veltroni e la
sua abilità dialettica?
«Veltroni è un ottimo comunicatore.
Ma ha contro di sé
tutto il passato della sinistra
e tutto il presente del governo
Prodi. Cerca di mettere in
scena un gioco di prestigio,
quello di farli dimenticare
entrambi. Ma gli italiani non
sono così sprovveduti da farsi
convincere da una pur
ben presentata fiction lontana
dalla realtà. Mi sembra
poi che abbia commesso
l’imperdonabile errore di assumere
impegni che non ha
mantenuto. In primo luogo
aveva detto: andremo da soli.
E invece ha incamerato i
radicali e tutti si domandano
come faranno dei “mangiapreti”
ad andare d’accordo
con i cattolici integralisti
quali i cosiddetti teodem.
Poi si è addirittura apparentato
con il campione delle
manette, Di Pietro. Quindi
non da solo ma, quel che è
peggio, male accompagnato.
Secondo. Aveva promesso:
romperò con la sinistra
estrema, quella che ancora
vuole chiamarsi, con orgoglio,
comunista. E invece si è
alleato con loro in tutte le elezioni
amministrative, dimostrando
così di non voler
rompere con il suo passato.
Terzo. Aveva promesso: sarà
un partito nuovo con una
nuova classe dirigente. E invece
quando ha presentato
le liste si è visto che portano
in posizione privilegiata tutti
i ministri, i viceministri, i
sottosegretari del governo
Prodi, tutta la vecchia nomenclatura
del Partito comunista.
Tre promesse, tre
finte, tre impegni mancati,
tre delusioni. Mi sembra che
si possa dire che i suoi giochi
di artificio sono finiti».
Può spiegare la sua ricetta per rilanciare l’economia del Paese? «La ricetta è semplice, ed è quella liberale che tutte le democrazie occidentali hanno messo in pratica per rilanciarsi negli ultimi vent’anni. Meno tasse sulla famiglia, sul lavoro, sulle imprese uguale più consumi, più produzione, più posti di lavoro, uguale più entrate nelle casse dello Stato da utilizzare per aiutare chi ha bisogno, per realizzare le infrastrutture, per diminuire il debito pubblico. È l’esatto contrario del “tassa e spendi, spendi e tassa” della sinistra e del governo Prodi. Quanto alle risorse necessarie per attuare gli sgravi d’imposta, andranno trovate con la lotta all’evasione e all’elusione fiscale,come iniziammo a fare con il nostro precedente governo. Anche qui si calcola che siano circa sei i punti di prodotto lordo che non entrano nelle casse dell’Erario, quasi 90 miliardi di euro. Infine per ridurre, come ci chiede l’Unione Europea, il nostro debito pubblico, che ci costa moltissimo ogni anno in interessi passivi, sarà indispensabile mettere sul mercato una parte consistente del patrimonio di beni immobili, a partire da quelli che sono in tutto o in parte inutilizzati. Per abbassare le tasse è chiaro che si deve anche diminuire il costo dello Stato, della pubblica amministrazione, che costa a ogni italiano il 50 per cento in più di quello che costa, per esempio, lo Stato tedesco a ogni cittadino. C’è quindi da fare un grande e difficile lavoro di riorganizzazione, di ammodernamento e di digitalizzazione della pubblica amministrazione per arrivare nel tempo a un risparmio di 5-6 punti di Pil, cioè da 75 a 90 miliardi di euro».
Si parla di «liste pulite», senza inquisiti. Che cosa ne pensa? «Mi limito a osservare che con questo criterio, Enzo Tortora non sarebbe stato candidabile. Adottando questo principio, si lascerebbe alle Procure (alcune delle quali, come si sa, sono molto politicizzate) di decidere chi può essere candidato e chi no. Se invece si crede, come io credo, nella cultura liberale, nello Stato di diritto e delle garanzie, si deve poi essere coerenti».
È vero che sarà l’ultima volta
in cui si presenta davanti
agli elettori? Che cosa farà
in futuro?
«A oggi l’unica cosa certa è
che dovrò impegnarmi altri
cinque anni per
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.