RomaIl Cavaliere rimarrà in sella, a prescindere. Cè poco da sorridere, per chi lo immaginava già disarcionato. E sillude chi spera in un bye-bye anticipato, sullonda di una pronuncia tribunalizia negativa. È tutto nero su bianco, sul libro di Bruno Vespa, Donne di cuori, in uscita venerdì. «Ho ancora fiducia nellesistenza di magistrati seri che pronunciano sentenze serie, basate sui fatti», è la premessa di Silvio Berlusconi, convinto di dover andare avanti in ogni caso: «Se ci fosse una condanna in processi come questi, saremmo di fronte a un tale sovvertimento della verità che a maggior ragione sentirei il dovere di resistere al mio posto per difendere la democrazia e lo stato di diritto».
Il premier non ha dunque intenzione di mollare. E non solo perché, pronostica, la condanna dellavvocato David Mills, confermata in sede dappello, «è una sentenza che certo sarà annullata dalla Corte di cassazione». Concetti ribaditi in serata dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti: «Una sentenza che non riconoscesse la sua piena innocenza ed estraneità al caso Mills sarebbe uguale ad un impossibile verdetto che decretasse che Berlusconi non è Berlusconi: così abnorme da rendere preoccupati sullutilizzo politico della giustizia contro la verità e la sovranità popolare».
Fin qui, il sigillo alle mille confidenze ad amici e uomini di fiducia, finite sulle pagine dei quotidiani, già a ridosso del no al Lodo Alfano da parte della Consulta. Perché il pensiero affidato a Vespa non è altro che la ratifica di un ragionamento in terza persona ampiamente noto: la minoranza di una magistratura politicizzata condiziona il resto della categoria e un premier di continuo «bersagliato» non può farsi condizionare, né disattendere il mandato popolare. Si torna sempre a bomba, a quel consenso che il diretto interessato usa sempre più come «scudo». Tanto che linquilino di Palazzo Chigi, sempre a Villa San Martino, in convalescenza per la scarlattina, sta valutando diverse iniziative dimpatto, da mettere in campo in vista delle Regionali di marzo. Il premier intende cavalcare in prima persona la campagna elettorale, facendo tappa in tutte le realtà chiamate al voto.
Ciò che ha in mente, infatti, è puntare ad una sorta di nuovo predellino. Ciò non vuol dire la riproposizione dellannuncio in stile piazza San Babila, né il varo di una nuova Nave azzurra, utilizzata già nel 2000 proprio per le Regionali, anche se poco ci manca.
Ma laffondo consegnato a Vespa, non finisce qui. Si passa alla campagna stampa internazionale, scatenatasi da maggio contro di lui. Come si spiega? «È partita da Repubblica e lEspresso - risponde il premier - e su sollecitazioni di questo gruppo si è estesa ai giornali e ai giornalisti amici. Per gettare fango su di me ha finito col gettare fango sul nostro Paese e sulla nostra democrazia». E come la mettiamo con il Times di Londra, che pur non essendo un giornale di sinistra, è stato piuttosto duro nei confronti del governo? È frutto della guerra con Rupert Murdoch, che ne è proprietario, per i contrasti su Sky Italia, chiede il conduttore di Porta a porta? «La coincidenza fa riflettere - risponde Berlusconi - ma sono cose che io non farei mai, e quindi sono portato a credere che non le facciano neppure gli altri». Altro quesito: non cè possibilità di un accordo con Murdoch, visto che parliamo del presidente del Consiglio italiano e di una potenza mediatica mondiale? «Non è il caso di esagerare - puntualizza il Cavaliere, una delle due parti in causa -. Da mesi negli Usa è polemica ferocissima tra Fox News, una rete televisiva del gruppo Murdoch, e il presidente Barack Obama. Non mi pare che ne derivi un problema grave per gli Stati Uniti».
Il capo del governo si prepara a rientrare nella capitale. E tranne cambi di programma improvvisi, Berlusconi sarà a Roma nel primo pomeriggio di martedì: in agenda la firma dellaccordo con le Regioni per la Tirrenia, poi una cena a Villa Madama con la delegazione per il Fondo Keren Hayesod.
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