da Milano
Silvio Berlusconi è sempre orientato a non vendere Mediaset, dopo aver respinto qualche anno fa un'offerta di Rupert Murdoch. Lo conferma lo stesso presidente del Consiglio a Bruno Vespa per il suo libro «Vincitori e vinti. Le stagioni dell'odio dalle leggi razziali a Prodi e Berlusconi», in libreria dall'8 novembre. «No, questo problema non è più tornato all'ordine del giorno - dice il Cavaliere a Vespa - per la particolare affezione manifestata dai miei figli nei confronti di Mediaset, dove lavorano con grande capacità e successo. La loro precisa volontà è anzi quella di consolidare quel che il loro padre ha costruito. E lo stanno facendo molto bene». A proposito di Murdoch, chiede Vespa, avete fatto la pace dopo la colazione dell'11 ottobre? «Ma lei dà ancora retta ai giornali? Non abbiamo fatto la pace perché non c'è mai stata una guerra. Rupert è un mio amico tra i più cari», risponde il premier.
Nellintervista il premier esclude ulteriori cambiamenti nellassetto azionario. «Avete venduto circa il 17 per cento della vostra partecipazione, scendendo a un terzo del capitale totale - chiede Vespa -. Scenderete ulteriormente»? «No - risponde il presidente del Consiglio - siamo arrivati a una posizione che ci ha consentito di liberare risorse e di mantenere al tempo stesso la guida del gruppo televisivo». Lintervista si sposta sulla famiglia. Alla domanda su quale strada di sviluppo consiglierebbe ai suoi figli, il premier risponde: «Nelle nuove tecnologie. La telefonia è connessa per molti versi agli attuali interessi del gruppo. I telefonini diffondono ormai programmi televisivi».
Sul futuro di Mediaset, il presidente Fedele Confalonieri, intervistato dallUnità, ha avvertito la sinistra: «Se vincerà le elezioni, dovrebbe rispettare Mediaset. Ci vuole poco per distruggere le aziende». Nellintervista, Confalonieri ha anche sottolineato che «chi parla di Mediaset come braccio armato di Berlusconi dice delle sciocchezze: il 50% del nostro capitale è in mano a investitori esteri che guardano bilanci e strategie. Stop. Il resto è propaganda».
Il presidente Mediaset ha inoltre assicurato che lazienda «rispetterà la par condicio. Anche se la giudico una legge ingiusta: non si può mettere sullo stesso piano il partito che ha lo 0,5% e quello che ha il 25% dei voti».
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