Fabrizio de Feo
da Roma
Romano Prodi fa lo Zapatero e Silvio Berlusconi lo bacchetta. Il giorno dopo le dichiarazioni del candidato premier del centrosinistra che prepara la via di fuga dall’Irak e definisce «truppe occupanti» i nostri soldati, il presidente del Consiglio affila le armi e infligge un paio di fendenti al suo avversario. Teatro delle parole del premier è l’ingresso della buvette di Montecitorio. Berlusconi legge una nota, aggiungendo qualche frase a braccio: «Questa volta mi sono scritto una dichiarazione - esordisce il premier - ho visto che l’onorevole Prodi ha detto testualmente: “se il centrosinistra andrà al governo, i militari italiani saranno ritirati come contingente di occupazione”. Devo dire che non mi sarei mai, mai atteso una simile dichiarazione. È evidente che Prodi intende venire meno agli impegni internazionali dell’Italia. In questo modo tutto il lavoro che abbiamo fatto noi per non essere considerati sulla scena internazionale la solita Italietta di sempre, come dicono i francesi à les italiens, toujours la même, verrebbe meno, tutto il lavoro fatto verrebbe tolto di mezzo e ritorneremmo ad essere quell’Italietta».
L’amarezza per il ritorno ai vecchi vizi italici fa il paio con l’indignazione per il marchio appiccicato ai nostri soldati. «È ancora più grave - continua il presidente del Consiglio - che, falsificando la realtà, Prodi definisca le nostre truppe a Nassirya come truppe di occupazione. È molto grave dire una cosa di questo genere perché dà una lettura della nostra presenza in Irak che corrisponde alla definizione della guerriglia che usa mezzi terroristici. Di conseguenza, il risultato è che viene giustificato o, addirittura si incentivano gli attacchi della stessa guerriglia ai nostri soldati. Quella di Prodi è una dichiarazione assolutamente contraria al vero e pericolosa perché sembra addirittura un incentivo a colpirci».
La voce di Berlusconi non è certo isolata nel centrodestra. Gianfranco Fini si rivolge direttamente al Professore e gli chiede con toni duri di «correggersi». «Condivido lo sdegno di Berlusconi - afferma il ministro degli Esteri - perché forse Prodi non si è reso conto della gravità inaudita di ciò che ha detto. Chiamando truppe di occupazione le nostre forze armate, Prodi espone il Paese al rischio che un pazzo criminale o un gruppo terroristico colpisca l’Italia e non soltanto le truppe in Irak. Mi auguro che si corregga. Definendo truppe di occupazione i militari presenti in Irak, Romano Prodi usa gli stessi termini che vengono usati dai terroristi iracheni».
Nell’opposizione tutti, tranne il diessino riformista Giuseppe Caldarola, si schierano a difesa del candidato-premier. E una risposta a Berlusconi arriva direttamente dal portavoce di Prodi, Ricardo Franco Levi. «Il governo e la maggioranza che lo sostiene portano intera la responsabilità di aver mandato i nostri militari nel posto sbagliato per il motivo sbagliato e di tenerceli esponendoli a gravi rischi senza avere una strategia di uscita». Secca anche la replica di Piero Fassino che definisce le parole di Berlusconi e Fini «fuori misura, stonate e sbagliate». Il segretario diessino sottolinea che queste polemiche arrivano «proprio nel giorno in cui il Parlamento vota pressoché all’unanimità le misure contro il terrorismo, dando una dimostrazione di coesione e unità importante. Credo che dovremmo imparare tutti a privilegiare l’unità contro il nemico comune, piuttosto che rincorrere qualche strumentale polemica». Schierato dalla parte di Prodi anche Francesco Rutelli: «Si tratta di una polemica infelice - dice il presidente della Margherita - non si può fare campagna elettorale prendendo a pretesto una frase, quando Prodi si è espresso con chiarezza sulla gradualità del disimpegno delle nostre truppe e sul mutamento della missione italiana».
Le bordate di indignazione del centrodestra, però, non si fermano. Tant’è che il leghista Roberto Calderoli si spinge oltre la protesta e prefigura possibili scenari giudiziari. «Prodi deve vergognarsi» dice il ministro delle Riforme.
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