Roma - Forte dell’alleanza di ferro con Bossi, Berlusconi tira dritto convinto che alla fine chi si schianterà sarà Fini. Un patto di ferro ribadito dal Senatur secondo cui: «Se si va al voto Berlusconi sarà candidato premier e le elezioni le vinciamo perché quando passiamo dalla parte del popolo vinciamo». Medesimo pensiero del Cavaliere che sa anche che la gente considera le manovra del presidente della Camera una congiura di palazzo. Quindi dà il là:mobilitare le piazze attraverso gazebo in tutt’Italia per sostenere l’azione del governo e non tradire il mandato degli elettori. L’idea sarebbe quella di una raccolta di firme l’11 e il 12 dicembre prossimi nei 110 capoluoghi di provincia, mentre i gazebo del ministro Brambilla faranno da apripista già questo sabato. «Dopo aver varato nelle scorse settimane la legge sulla stabilità finanziaria, già approvata dalla Camera, il federalismo fiscale e il piano per la sicurezza, il governo incurante degli attacchi e delle polemiche, continua a lavorare con ottimi risultati sia in politica interna che in politica estera» è la nota diramata ieri per dare il senso che il premier non vacilla e non cede alle provocazioni del Fli. Un senso di forza che lo stesso Berlusconi ha trasmesso anche in serata, quando è intervenuto in diretta tv durante la trasmissione Ballarò. Parole dure, un attacco frontale al conduttore Giovanni Floris, che aveva mandato in onda un servizio molto critico sulla questione rifiuti: «Siete prepotenti e mistificatori - è esploso il premier -, sui rifiuti abbiamo mantenuto le promesse. Lei crede che la Rai sia sua, ma la pagano gli italiani. E se permette io di tv ne so più di lei».
La reazione del Cav, dunque, segue il richiamo ai suoi, mai come adesso inclini a personalismi e gelosie. Nella snervante attesa dello show down del 14 dicembre, comunque, si continua a lavorare sotto traccia per puntellare la maggioranza con l’apporto dell’Udc. Il che allontanerebbe le elezioni anticipate. Urne che però non sono affatto escluse visto che, come anticipato dal Giornale , si sta meditando di rottamare il simbolo del Pdl per partorire qualcosa di nuovo. Un logo più immediato, più diretto, più efficace. A questo proposito il Cavaliere avrebbe commissionato a una società di marketing il compito di disegnare un nuovo logo e di sondarne gli effetti tra la gente.Ma questa sarebbe l’ extrema ratio.
Per adesso la linea è quella di andare avanti nonostante la spada di Damocle della mozione di sfiducia alla Camera. Un passaggio chiave che però non sembra preoccupare più di tanto i pidiellini che ostentano sicurezza in Transatlantico. Infatti lo stesso Cavaliere avrebbe confidato: «Secondo i miei calcoli oggi la maggioranza può contare già su 314 deputati».Sulla carta sarebbe necessario arrivare a quota 316 ma non è detto che le astensioni alla fine non abbassino il quorum. E poi il partito del non voto è sempre fortee a questo punto converrebbe astenersi o votare l’appoggio al governo piuttosto che contribuire a staccare la spina e rischiare di andare di volata allo scioglimento delle Camere. L’appoggio dovrebbe arrivare da più parti: Udc, Mpa e persino da qualcuno del Pd.
Certo, il governo in questo caso avrebbe la maggioranza risicata: necessaria per andare avanti ma non sufficiente per correre spedito sulla strada delle riforme. Ecco perché, in contemporanea, si lavora incessantemente per aprire all’Udc. Un chiaro sintomo è un passaggio della nota berlusconiana in cui si dice che «il governo ha messo a punto il piano per il Mezzogiorno che sarà approvato nel prossimo Consiglio dei ministri».Musica per le orecchie dei centristi. I quali, tuttavia, non si sbilanciano, esattamente come i leghisti. «Difficile far digerire l’ingresso dell’Udc ai nostri militanti », ammette un anonimo deputato della Lega. Che però non smentisce le trattative in corso. Tanto che Maroni, in un faccia a faccia con Casini durante la presentazione dell’ultimo libro di Vespa, dà vita a un gustoso siparietto. Se Casini dice che «Non sono un tappabuchi», Maroni replica: «Noi a un tavolo con l’Udc?Sì,per ascoltare quello che ha da dirci... Se Berlusconi poi riuscisse a convincere Bossi di fare entrare anche i centristi beh, valuteremo... Ma vorrei ricordare che l’Udc è l’unico partito che ha votato contro il federalismo fiscale». Il nodo è lì: il federalismo. Qualora cadessero le pregiudiziali sui costi della riforma e l’Udc avesse garanzie su questo tema, la liaison potrebbe concretizzarsi. E poi c’è un altro elemento che spinge Casini verso il centrodestra: la situazione internazionale e il rischio di una crisi finanziaria. E il «senso di responsabilità » potrebbe fare il miracolo.
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di Berlusconi che deve anche vedersela con i malumori nel partito. «Conto di affrontare quanto prima le questioni interne. Nel frattempo invito tutti al senso di responsabilità e al rispetto dei nostri elettori».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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