Berlusconi rilancia: ora si devono ricontare le schede

Il Cavaliere: ci sono 150mila voti che non tornano. Pisanu, ex ministro dell’Interno: «Adesso qualcuno si deve vergognare»

Massimo Malpica

da Roma

Plof. Il caso-brogli si sgonfia come un soufflé, l’inchiesta della procura fa rotta verso l’archiviazione e l’unico che potrebbe avere guai giudiziari sembra Enrico Deaglio, finito nel registro degli indagati. Buone notizie per Beppe Pisanu, che però non ha voglia di festeggiare. «Spero solo che tutti coloro che hanno dato credito a questa ignobile iniziativa, compresi purtroppo alcuni avversari politici, trovino tempo e modo per vergognarsi», dice l’ex ministro dell’Interno. Si toglie qualche sassolino dalle scarpe Silvio Berlusconi. «La magistratura non poteva non dire che Deaglio ha commesso un reato», commenta al telefono l’ex premier dal San Raffaele, raccomandando ai parlamentari azzurri di insistere sul controllo dei voti: «Bisogna essere determinati nel chiedere il riconteggio di tutte le schede, ci sono 150mila schede che non tornano tra votanti e voti». Il leader di Forza Italia riserva l’ultima stoccata al leader del Pdci Oliviero Diliberto che lunedì sera, ospite di «Crozza Italia» su La7 «pur usando il condizionale ma con un tono deciso» ha detto che «nella notte delle elezioni avevamo tentato un colpo di Stato». Ribadisce Fabrizio Cicchitto: «Dopo il film di fantascienza che ci hanno propinato, ricordiamoci che a sollevare il problema dei brogli siamo stati noi della Cdl, sette mesi fa».
Il centrodestra comunque accoglie «con soddisfazione» la decisione dei magistrati romani. C’è chi, come Gianfranco Fini, aggiunge alla soddisfazione un pizzico di fastidio: «Per quattro giorni abbiamo parlato del nulla. Se qualcuno ha fatto dei brogli elettorali, li ha fatti la sinistra. Intanto, oggi diciamo che il signor Deaglio è stato iscritto nel registro degli indagati e questo significa che è innocente fino al terzo grado di giudizio. Ma se abbiamo discusso per 4 giorni del nulla è perché un signore originale ha buttato questo petardo nel dibattito».
Pier Ferdinando Casini vuole chiuderla qui: «Mi sembra che non ci sia più nulla da aggiungere a questa vicenda». E c’è chi, come Maurizio Gasparri, rilancia: «Chi è il mandante di Deaglio? È questo che deve appurare la procura di Roma. Sono forse gli stessi che hanno fatto i brogli nelle urne a danno della Cdl ad aprile?». E c’è pure chi, come Sandro Bondi, preferisce approfondire il lato politico della vicenda: «In un Paese serio ora Enrico Deaglio chiederebbe scusa a Berlusconi e a Pisanu. E nello stesso momento anche Romano Prodi, che ha immediatamente e scandalosamente dato credito a pure invenzioni propagandistiche considerate "atte a turbare l’ordine pubblico", dovrebbe chiedere scusa agli italiani».
Per Paolo Bonaiuti «era tutto chiaro e non poteva che finire in questo modo». Per Ignazio La Russa «adesso l’unica cosa da fare è ricontrollare tutte le schede entro quaranta giorni». «L’inconsistenza dell’accusa - spiega il capogruppo di An alla Camera - era di tutta evidenza perché si basava sulla comparazione di due sistemi elettorali completamente diversi. Se l’avessero paragonato al sistema regionale toscano, avrebbero notato che pure lì si sono dimezzate le schede bianche». Dilettantismo, insiste La Russa, per il quale però «forse è ingiusto che Deaglio debba pagare, oltre che politicamente, anche penalmente, mentre andrebbero punite certe affermazioni, come quella di Diliberto su "Berlusconi capace di tutto"». Roberto Calderoli la butta sul ridere: «L’intervento della magistratura mi sembra eccessivo. Era un film, mica un documentario. È come accusare Moretti perché ha girato Il Caimano».
Qualche imbarazzo a sinistra. Marco Boato è «sconcertato» per la decisione della procura che «criminalizza» Deaglio. «Berlusconi e altri esponenti di Forza Italia - aggiunge - hanno parlato di brogli fin da subito dopo il voto, eppure non risultano indagati». Per Tana De Zulueta «è un provvedimento spropositato» che «mette il bavaglio al giornalismo d’inchiesta». Secondo Angelo Bonelli «è bene andare in fondo verificando queste benedette schede bianche e i verbali», però «è singolare che chi ha denunciato sia l’unico indagato».

Infine per Roberto Villetti il rischio, «tra campagne giornalistiche, strumentalizzazioni politiche e interventi della magistratura è che si sacrifichi la chiarezza: nessuno di noi ha tentato di metter Pisanu sotto accusa, vogliamo solo che si faccia piena luce».

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