Roma - La macchina elettorale del Cavaliere, seppure con cautela, inizia a muovere i primi passi. Con Silvio Berlusconi che atterra a Roma di buon ora per chiudersi tutto il giorno a Palazzo Grazioli tra telefonate e riunioni. L'ex premier ascolta e ribadisce il suo «no alla lenzuolata» di liste. D'altra parte, seppure più per necessità che per virtù, se Veltroni correrà da solo il Cavaliere sa bene che avrà un ottimo ritorno di immagine e che lo userà come grimaldello per accreditare l'immagine del nuovo che avanza (pur essendo già stato vicepremier di Prodi nel '96, solo due anni dopo l'ingresso in politica del Cavaliere).
È per questo che l'ex premier è deciso a ridurre al minimo la frammentazione. «Questa volta - ripete in privato più d'una volta - non ci sarà una lenzuolata di simboli sulla scheda». Concetto ribadito a sera anche durante il faccia a faccia con i vertici della Destra (Storace, Santanché e Buontempo). La situazione, però, è ancora di impasse, tanto che nelle riflessioni private il Cavaliere arriva perfino a buttar lì la possibilità di una corsa in solitaria per raccogliere la sfida di Veltroni. Così, ci sta che uscendo da Palazzo Grazioli la Santanché parli di «diverse opzioni sul tavolo» e dica che «nulla è stato ancora deciso».
Già, perché quella di Berlusconi è sostanzialmente una giornata di riflessione nella quale l'ex premier ragiona su diverse ipotesi. Tra cui c'è anche quella della corsa in solitaria, magari con un nuovo simbolo (quello del Pdl) che possa raggruppare diversi partiti. Non è un caso, in questo senso, che già in mattinata Rotondi dichiari la sua disponibilità a «una lista unica per Berlusconi che sia premessa del partito unitario». «Una lista gollista - spiega il segretario della DcA - con Forza Italia, An, DcA, Nuovo Psi, Pensionati e Mastella». E un'eventuale disponibilità in questo senso il Cavaliere l'avrebbe chiesta anche a Storace. Incassato il via libera dei piccoli, infatti, Berlusconi potrebbe porre con più forza la questione a An e Udc (con la Lega, invece, si penserebbe a un'intesa sul modello catalano). Proprio a una simile ipotesi qualcuno lega il giallo del faccia a faccia tra Berlusconi e Fini, prima in programma e poi seccamente smentito da Ronchi. Anche se, trapela da via della Scrofa, l'incontro sarebbe saltato per un impegno improvviso e privato del leader di An.
Una giornata, dunque, interlocutoria.
Con tutte le ipotesi ancora sul piatto: da quella di correre alla Camera con le sole liste dei soci fondatori della Cdl e al Senato con qualche simbolo in più a seconda della regione (difficile, solo per fare un esempio, privarsi in Sicilia di un Mpa che i sondaggi danno all'11%) a quella di presentare anche alla Camera un quinto simbolo dove far confluire i piccoli. Magari chiamandolo Partito della libertà. Allo studio, anche l'ipotesi di raggruppare le liste minori per aree omogenee, quello che stanno già facendo il Pri di Nucara e l'Ld di Dini. E anche in questa chiave qualcuno legge l'incontro tra Casini e Mastella («un confronto - spiega l'ex Guardasigilli - con chi ha simmetria politica»). E proprio sull'Udeur si scagliano gli strali della Lega, con Maroni e Castelli che chiudono con decisione le porte. Solo uno dei tanti veti incrociati, come quello di An sulla Destra e dell'Udc sulla DcA.
Intanto, il Cavaliere ha già coinvolto nella partita Franco Frattini, al quale ha dato una lista di nomi per verificarne disponibilità e attitudine per futuri incarichi di governo.
E senza perdere tempo il vicepresidente della Commissione Ue - che i boatos danno come futuro sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel caso in cui Letta decidesse di declinare, puntando magari su un altro incarico - ha già iniziato il suo giro di telefonate.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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