Berlusconi show al gazebo: "Mandiamo a casa Prodi"

Bagno di folla per il Cavaliere che firma in uno dei banchetti allestiti da Forza Italia per cacciare il governo

Berlusconi show al gazebo: "Mandiamo a casa Prodi"

da Roma

L’ultima novità erano, fino a poco tempo fa, gli ammiratori che approfittavano dei suoi bagni di folla per scattargli la foto con il telefonino. I più audaci riuscivano a farsi immortalare con lui nell’autoscatto. L’ultimissima novità - ieri - davanti al banchetto di firme organizzato da Forza Italia in piazza in Lucina, erano quelli che tendevano le mani con il cellulare già acceso: «Wow! Non ci crederai! Sono a un metro da Berlusconi... Sì, da lùùùiiii! Se non mi credi senti la sua vocèèèèè!!!».
La vera sorpresa, però, è che ieri - in mezzo a una calca da bolgia dantesca, tra fan, ammiratori, consiglieri comunali azzurri e indaffaratissimi boy guard - il Cavaliere uno di questi telefonini lo ha pure agguantato, e strappato di mano ad una proprietaria incredula. Era un Nokia rosso fuoco, quello stretto da una ragazza che stava gridando: «...Mio padre è un suo fan! Ma non è potuto venire perché non sta benissimo... Gli può fare gli auguri?». Silvio Berlusconi stava già andando via, ha fatto ondeggiare il serpentone umano che lo seguiva; è tornato sui suoi passi, si è incollato il cellulare all’orecchio e si è messo a gridare: «Sei fortunato! Sei forte! Siamo in paradiso! Non mollare, vai così!». Sospiro degli uomini della scorta, sottoposti a dura prova, applausi delle sardine umane che circondavano il leader di Forza Italia, urlo incredulo della proprietaria del Nokia rosso: «Sììììì!». Poi, riprendendo la conversazione con il padre: «Come? Ma no che non era uno scherzo, ti giuro! Macché sosia! Era proprio lui, lui, lui...». Poi, al cronista: «Sa, mio padre è un devoto di Arcore...».
Doveva arrivare alle 17.00, e c’era gente che nel freddo pungente della sera romana già aspettava. Dapprima più giornalisti che militanti. Poi una folla crescente, fino alla muraglia umana che invade la piazza quando - fra gli applausi - arriva. Berlusconi è molto pignolo. E così, a un ragazzo che grida: «A casa! A casa!» chiede: «Scusami, ma qui c’è la stampa, bisogna esser chiari: a casa chi? Io o Prodi?». E quello: «Prodi, Prodi!». Berlusconi ridendo: «Ah, ecco, così va meglio». Quelli intorno: «Sul Colle! Colle!». Il Cavaliere, con un altro sorriso: «Ah, questo è per me, eh, eh...». Facendosi largo fra gomitate, ombrellate, signore impellicciate che si struggevano come le groopies di una rockstar, Berlusconi - niente cravatta, maglione a girocollo blu - si fa largo davanti al banchetto. Ad accoglierlo ci sono vicecapogruppo e capogruppo azzurri. Quest’ultimo - Michele Baldi - minaccia scherzosamente i giovani azzurri dell’organizzazione: «Vorrei che tutti quelli che adesso fanno a botte per farsi la foto con il Cavaliere fossero presenti al gazebo anche domani mattina». Berlusconi approva: «Direi...». E subito mette a dura prova lo scrutatore. «Non mi chiedi il documento?». Il ragazzo: «Ehmmm...». Il Cavaliere: «Eh, eh... Non ce l’ho. Ma prendi nota delle generalità: figlio di N.N.!». Scoppia la risata, l’azzurrino perplesso: «Mah... io che scrivo?». C’è l’urna per la sottoscrizione. Berlusconi si gira verso il suo seguito: «Oh! Abbiamo soldi?». Non arriva nulla: «Estrae una banconota da cento euro, piegata in quattro: «Vabbe’...» Interviene Baldi: «Cavaliere, così ci fa saltare i conti degli altri». Una mano fra le tante infila un euro: «Pagato!». Berlusconi saluta: «Allora con voi ci vediamo su Roma. Mi raccomando questo banchetto». Quelli: «Abbiamo già raccolto 150 firme». Sandro Bondi sorride e dedica un pensiero ai malcapitati forzisti abruzzesi: «Poverini, sotto la neve...». Gli chiedono se intende sostenerli con dei superalcolici e Bondi scuote il capo: «Conoscendo gli amici abruzzesi sono sicuro che avranno già provveduto da soli con del whisky!». Al suo fianco ride anche Elio Vito, molto orgoglioso della poesia dedicatagli dal coordinatore azzurro in occasione del suo matrimonio: «È la più bella, di quelle che ha scritto».
Intanto Berlusconi attraversa la bellissima piazza in Lucina, locus amenus di Giulio Andreotti. C’è tempo per altre battute. Ad esempio ad un giovane con taglio scolpito: «Tu spendi 1500 euro al mese di gel?». Poi arriva una ragazza con una bandiera forzista: «Sventolala!». E lui: «Sei bellissima, dovresti farlo tu». La ragazza resta un po’ incantata.

Berlusconi sorride: «Facciamo così..». Si mette la bandiera al collo tipo sciarpina milanista, saluta la folla e riparte. Sul fondo la ragazza del Nokia è ancora al telefonino: «Ti giuro! Lui, lui, lui... Ero a un metro!».

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