Berlusconi, si cambia Ma agli editori chi glielo dice?

In 17 anni sono usciti (almeno) 260 libri sul Cavaliere: saggi, romanzi, biografie, inchieste, fumetti. Ecco i titoli più fortunati e quelli più surreali

Berlusconi, si cambia  Ma agli editori  chi glielo dice?

L’aspetto più curioso è che non ci si è mai mossi da dove tutto è iniziato. A proposito di Berlusconi. Il titolo più recente, fresco di stampa, è Il Sessantotto realizzato da Mediaset, un pamphlet del poeta Valerio Magrelli, pubblicato incredibilmente da Einaudi, su come il Cavaliere, subdolo pifferaio catodico, con le sue televisioni ha ipnotizzato gli italiani sprofondandoli nel baratro del totalitarismo mediatico. E uno dei primissimi libri, uscito da Seam nel ’94, s’intitolava, con originalità degna di miglior causa, Il volto seduttivo del potere. Berlusconi, i media e il consenso. Dall’ipnosi all’ossessione.

Diciassette anni, o poco più. Duecentosessanta libri, almeno. Quarantaduemila pagine, per difetto. Un’intera biblioteca, con pochi paragoni nella storia politica e sociale italiana, che ha declinato Berlusconi e il berlusconismo in tutte le forme e i generi editoriali possibili: romanzi fantascientifici, horror, erotici, thriller esoterici, raccolte di barzellette, saggi politici, di costume, sociali, economici, culturali, psicoanalitici, graphic novel, fumetti, inchieste giornalistiche, pamphlet, «libri neri», fiabe illustrate, poemetti satirici, manuali di comunicazione, florilegi, dossier, fenomenologie, biografie.

Molte biografie. Dalla prima, Il padrone del diavolo, di Giorgio Ferrari, del 1990; alla più rara, che sul mercato librario vale circa 500 euro: La vita segreta di Lady Berlusconi, su Veronica Lario, scritta da Mario Guarino nel 1996 e pubblicata da Laser edizioni. «Questo libro - disse l’autore a posteriori - non avrebbe mai dovuto uscire».

Come dicevano due sociologi dell’autorevolezza di Alberto Abruzzese e Vincenzo Susca: Tutto è Berlusconi. Sottotitolo: «Radici, metafore e destinazione del tempo nuovo», editore Lupetti. Ed eravamo appena nel 2004...
Di San Silvio, o del Cavalier Miracolo, o del Signor B., o del Bananas, o di Papi, da Berluskaiser a Berluscaos fino a Berluscomics, è stato scritto, analizzato, psicoanalizzato, indagato di tutto. Più qualcos’altro.

Ci sono giornalisti che su Berlusconi hanno costruito un’intera carriera - Marco Travaglio, Peter Gomez - e case editrici che sopra Berlusconi hanno edificato mezzo catalogo - Kaos, Chiarelettere, Einaudi - e bontemponi che attorno a Berlusconi hanno imbastito le teorie misterico-complottiste più fantasiose: dopo Il codice da Vinci è arrivato, vendendo un po’ meno, Il codice Berlusconi, con in copertina il Cavaliere iscritto in un pentacolo; Pascal Schembri ha tracciato un inquietante parallelismo fra Kennedy e Berlusconi. Lo stesso destino?; e Alessandro Amadori è arrivato a spiegare, in Madre Silvio, «Perché la psicologia profonda di Berlusconi è più femminile che maschile»: cosa che se la viene a sapere Papi Silvio s’infuria più che per i libri di Travaglio.

Silvio, Silvio rimembri quando ancora non ti avevano venduto a tranci sui banconi delle librerie? Di Silvio - l’imprenditore, il politico, il faccendiere, il piduista, il distruttore dello Stato, il Salvatore della Patria, il presidente del Milan, il piazzista, l’incantatore, il seduttore, lo chansonnier, il pianista, lo statista, il più amato dagli italiani, il più odiato, il più invidiato, il più schernito - sono stati analizzati la retorica, il linguaggio, la psicologia, la mimica, la capacità seduttiva, quella di fare i soldi e di ottenere consensi. Come Marc Bloch ne I re taumaturghi studiò il miracolistico potere regale, così Marco Belpoliti in Il corpo del capo ha scandagliato il potere di Berlusconi veicolato dalla fisicità. Come Clizia Gurrado nelle sue «confessioni di una sedicenne» proclamò, nel 1985, Sposerò Simon Le Bon, così Nicola Cinquetti, che solo per caso fa rima con Minetti, ha romanzato nel 2010 come si conquista una ragazza inarrivabile che una volta gli ha detto Sposerò Berlusconi.

E, anche se si stenta a crederlo, detto di uno fra i maggiori produttori e distributori cinematografici del Paese, c’è anche chi ha tentato di spiegare, in Filmgate, «come Berlusconi ha ucciso il cinema italiano». Prefazione di Marco Travaglio.
Per tacere del fortunatissimo filone porno-editoriale, da Onorevole Bunga Bunga a Sodoma. Le 120 giornate che hanno distrutto Berlusconi passando per Tutte le donne del Presidente.

Le rocambolesche avventure di Berlusconi, scopritore di talenti, dove dietro «talenti» probabilmente si nasconde un doppiosenso. Per fortuna però c’è Silvio. Perché ti amo. L’amore per Berlusconi attraverso gli occhi di un bambino, di Fabrizio Manfredini, che ha commosso persino Sandro Bondi. A proposito.

Toto-titolo: qual è il migliore? Silvio tu uccidi una sinistra morta (Aliberti, 2009); E continuavano a chiamarlo impunità (Editori Riuniti, 2007); Il grande Vespasiano (per l’anagrafe Berlusconi detto Silvio) e i suoi rotoli di carta igienica (Falco editore, 2010) o Anche i Formigoni nel loro piccolo s’incazzano con Berlusconi (Gremese, 2004)? Ah, e poi c’è il volume anonimo Come e perché Berlusconi presto cadrà. Uscito nel 1997... Silvio forever.

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