Berlusconi smaschera il D’Alema filo-arabo

Il problema di Vicenza non è piccolo per la maggioranza di governo. E non soltanto per Rifondazione Comunista. A Vicenza esiste una base americana e non appartiene formalmente alla Nato, e indica una relazione speciale con gli Stati Uniti. E questo non è nella logica del governo Prodi. Vicenza è in funzione del ruolo mondiale degli Stati Uniti: il suo situarsi nel Mediterraneo mostra che essa è rivolta contro pericoli per la democrazia che nascessero nel vicino oriente. Ma questa non è la linea del presente governo.
L’uscita dell’Irak e la condanna dell’intervento sono andati oltre e hanno stabilito che l'intervento militare italiano è legittimo solo nel quadro delle Nazioni Unite. Una eccezione americana non ha più senso, quando il governo si avvicina ad una posizione del neutralismo che è nel passato della politica italiana. Che cosa spinga la sinistra italiana in questa direzione lo si comprende nelle parole di Rifondazione e dei comunisti italiani. Nel Ds essa porta l’impronta del terzomondismo che fu il modo con cui il Pci cercò di bilanciare il suo impegno nel fronte sovietico.
Ma tutta la tradizione di sinistra, anche quella cattolica, è stata solidale con il mondo arabo, dirimpettaio nella penisola. L'unico democristiano veramente impegnato per l’Occidente, e quindi per la scelta americana, fu Alcide De Gasperi che volle, non solo il processo di unificazione europea, ma l’ingresso nel Patto Atlantico e poi nella sua organizzazione, la Nato. Tutta la politica democristiana che ne seguì, con La Pira, Fanfani, Mattei, Moro, ebbe riferimento a rapporti di intesa con il mondo arabo cioè a giocare, con il frasario di Giulio Andreotti, una «equivicinanza» tra il mondo occidentale e il mondo arabo. La rottura si è vista con il governo Berlusconi, che ha scelto l’intesa con l’Occidente e la preferenza per Israele cioè la linea opposta a quella della tradizione diplomatica italiana segnata dai cattolici e dalla sinistra. Per questo si comprende che non sia solo Rifondazione a ripugnare una relazione speciale con gli americani, che sono del resto già stati obbligati a lasciare la base della Maddalena. La posizione italiana è espressa nell’intervento in Libano, in cui essa gioca una situazione svantaggiosa per Israele, perché non ha il compito né la possibilità di fermare gli Hezbollah e dove rimane nell’ambito delle Nazioni Unite. La presenza in Afghanistan viene mantenuta anche se essa è nell’ambito Nato, anche se non è estesa alla zona sud, dove ferve la lotta. Ma non è giustificata dalla lotta contro il terrorismo, bensì dagli impegni internazionali presi dal precedente governo; così come l’allargamento della base di Vicenza è accettato solo perché il governo Berlusconi l’aveva concesso e, anche se la cosa fa un po’ sorridere, perché il Consiglio comunale di Vicenza, provvidenzialmente, è a favore della base, perché appartiene alla Casa delle libertà. Il governo Berlusconi è la supplenza residua italiana nei rapporti con gli Stati Uniti.
La politica estera del governo Prodi non contemplerebbe di per sé la lotta al terrorismo. Lo si vede nel caso dell’intervento degli Stati Uniti in Somalia in occasione della caduta di Mogadiscio in mano degli etiopi. Il bombardamento da parte degli americani nell’area somala teso a distruggere un gruppo di combattimento di Al Qaida è stato condannato da D’Alema. La presenza in Somalia delle corti islamiche non ha suscitato problemi da parte del governo italiano. Indipendentemente da Rifondazione, la politica di D’Alema tende verso l’equilibrio dei rapporti tra Occidente e mondo arabo e quindi verso posizioni neutraliste. E la mancata scelta occidentale fatta dal Pci si ripercuote nella concezione del Ds e del suo massimo leader.

E trova la sua affinità sotto questo aspetto con le posizioni del governo spagnolo che però ha sulla immigrazione un atteggiamento opposto a quello del governo Prodi perché il Psoe è un vero partito socialdemocratico. Usciamo lentamente dall’area atlantica e ciò non ci unirà politicamente a Francia e Germania che stanno procedendo nella direzione opposta.
bagetbozzo@ragionpolitica.it

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