Roma «Un disegno alla luce del sole, un accerchiamento vero e proprio... ». Almeno ufficialmente, dell’inchiesta della procura di Trani Silvio Berlusconi non parla. Nelle sue tante conversazioni private, però, non nasconde il disappunto per l’ennesima pubblicazione di intercettazioni che «non hanno alcuna rilevanza penale». Telefonate, fa notare ai suoi con insistenza il premier, nelle quali «non faccio altro che ripetere quel che ho sempre detto anche in pubblico». Insomma, le critiche ad Annozero e quelle a Ballarò non sono né un mistero né una novità. Anzi, sul punto negli ultimi mesi il Cavaliere è tornato in diverse occasioni. Intercettazioni, fa peraltro notare Paolo Bonaiuti, «pubblicate in violazione della legge» senza che l’autorità giudiziaria intervenga. Non è un caso che Berlusconi abbia ribadito la necessità di approvare «al più presto» il ddl sulle intercettazioni fermo al Senato.
L’obiettivo dell’ennesima «inchiesta a orologeria», dunque, è solo quello di «intorbidire» le acque a poche settimane dal voto. Un altro «tassello» di una strategia che si è rimessa in moto dopo la pausa imposta dall’aggressione di piazza Duomo. Anche perché, spiega Osvaldo Napoli, quando i magistrati dicono che indagando su una denuncia per tassi usurari si sono messi a intercettare il premier, il direttore del Tg1 Augusto Minzolini e il dg della Rai Mauro Masi non fanno che «prenderci per i fondelli». Non è un caso, dunque, che a margine del Consiglio dei ministri il Cavaliere arrivi a parlare di «magistratura eversiva». Mentre Giorgio Stracquadanio arriva a ipotizzare «una strategia della tensione per portare a compimento quell’atto che il 13 dicembre, per miracolo, è fallito».
Così, mentre alla buvette di Montecitorio Antonio Di Pietro si dice con soddisfazione «certo» che a breve Il Fatto Quotidiano «pubblicherà l’integrale delle intercettazioni», Berlusconi affida a un videomessaggio ai Promotori della libertà il suo ultimo affondo sulla «magistratura politicizzata». «Con l’appoggio della sinistra, dei suoi giornali e dei suoi sindacati sempre pronti allo sciopero politico - attacca - sta dettando i temi e i tempi di questa campagna elettorale». «Prima - dice il premier nel messaggio trasmesso dal Tg4 - hanno inventato una Tangentopoli che non c’è: semmai vi sono casi isolati di comportamenti deviati, che come tali vanno isolati e puniti. Poi hanno cercato di schizzare del fango perfino su quell’autentico miracolo che abbiamo realizzato all’Aquila e in Abruzzo, un’impresa straordinaria che i maggiori urbanisti internazionali considerano un modello per il mondo intero. Infine hanno cercato di escluderci dal voto in due Regioni importanti come la Lombardia e il Lazio, per poter vincere correndo da soli come facevano i loro maestri di scuola sovietica. Un sopruso violento e inaccettabile che in parte abbiamo respinto».
Il premier parla anche della manifestazione del 20 marzo. «A piazza San Giovanni - dice - abbiamo un ricordo meraviglioso. Il 2 dicembre 2006 due milioni di italiani e di italiane risposero al nostro appello contro il governo di Prodi e della sinistra, il governo delle tasse e dell’oppressione burocratica. Lì è nato dal basso il Popolo della libertà, unendo insieme per la prima volta le bandiere di Forza Italia e di An, e c’erano anche quelle della Lega Nord, che da allora è un nostro alleato leale e convinto». È a piazza San Giovanni, insomma, che «il 20 marzo faremo una grande manifestazione che non sarà di protesta, ma di proposta» per «difendere la libertà, la democrazia e il primato della sovranità popolare» insieme ai 13 candidati del centrodestra al governo delle Regioni».
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