Politica

Berlusconi studia la «linea Pera», a sinistra i soliti «no»

Il presidente del Consiglio al lavoro sui contenuti della campagna elettorale. L’opposizione attacca la seconda carica dello Stato: «Roba da bar»

da Roma

Silvio Berlusconi in Sardegna sta leggendo con molto interesse il discorso che il presidente del Senato Marcello Pera ha tenuto al Meeting di Rimini. Impegnato a studiare la strategia per la campagna elettorale, il premier vuole lavorare sul contenitore ma soprattutto sui contenuti, sul programma della coalizione per la scadenza del 2006. La standing ovation che i quattromila ciellini hanno tributato a Pera non è passata inosservata a chi monitora la geografia del consenso e lo stesso Gianni Letta (che qualche giorno prima aveva partecipato alla cena romana con Pera e Berlusconi) ha mostrato attenzione per la linea espressa dal numero uno di Palazzo Madama.
Democrazia è Libertà? In difesa dell’Occidente (questo il titolo della «lezione», parole di Giancarlo Cesana che ha indicato Pera come modello di politico che non si nasconde dietro le istituzioni) ha suscitato un vivace dibattito politico-culturale. Dice Pietro Scoppola, storico della sinistra cattolica, interprete della linea Dossetti-Lazzati: «Ho la sensazione che il discorso indubbiamente abbia una sua forza, coerenza, incisività ma è un discorso che si muove assolutamente in direzione opposta rispetto a quello che ha pronunciato Benedetto XVI in apertura della giornata dei giovani a Colonia». Basare le proprie analisi sulle «sensazioni» è cosa che di solito fanno i «sensitivi», comunque il discorso di Scoppola è ben più «articolato» di quello del sociologo Luigi Manconi che fa della questione un problema di drink: «Discorso da bar».
L’intervento di Pera, secondo la vulgata dell’opposizione, è lontano dal messaggio di Benedetto XVI e incita allo scontro di civiltà. Niente di nuovo sotto il sole. Più interessanti invece le reazioni nella Cdl dove si registra il consenso di Giulio Tremonti («io ho idee abbastanza simili»); l’entusiasmo della Lega (Calderoli: «Pera ha detto delle sacrosante verità»); l’Udc non perde l’occasione per fare dei distinguo scomodando i santi (Volontè: «Anche Sant’Agostino nella Milano di Sant’Ambrogio era trattato come un meticcio... Ciò nonostante sia Ambrogio sia Agostino hanno contribuito a far nascere le radici culturali e nazionali dell’Europa moderna»); Alemanno segue a ruota dicendo che «si trova più d’accordo con il Papa». E il movimento ciellino? «Ci sono grandi punti di contatto, ma non necessariamente una identità di vedute». Dichiarazione ovvia che per l’entourage di Pera non intacca il feeling tra il Presidente del Senato e il movimento fondato da Don Giussani. Tra sostenitori senza se e senza ma, alleati né né e la sinistra descamisada, spicca invece un dato: il discorso di Pera è speculare a quello fatto ieri a Rimini dallo spagnolo José Maria Aznar.


Più che la nazionale, per ora è l’Internazionale Teocon.

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